Per la gioia dei tuoi fan, in Juggernaut sono varie, più e meno evidenti, le connessioni con altri tuoi romanzi e racconti, e non parlo solamente di quella più dichiarata con “Ultima Luce”…
Come tu sai, Fabio, come credo quasi tutti i miei lettori - che non smetterò mai di ringraziare per il sostegno e l’affetto - sanno, esiste un tessuto connettivo globale che pervade quasi tutti i miei libri. Si tratta di un tessuto connettivo che prende le mosse addirittura da “Città di Ombre” e da “Phoenix”, passando tangenzialmente per “Alla Fine della Notte”, “L’Uomo Esterno” e la serie “Sniper”. Non si tratta solamente estensioni di situazioni e cross-over di personaggi, ma di un intero apparato, passami il termine, “meta-storico” nel quale faccio confluire le mia tematiche ricorrenti: il dominio del lato oscuro dell’uomo, il conflitto del singolo contro il Potere, l’infinito ritorno della auto-distruttività. Questo scenario, sempre diverso eppure -- ironicamente, tragicamente -- sempre uguale, ha suoi testimoni ricorrenti. Uomini e donne decisamente fuori da qualsiasi schema che a loro volta trovano “infiniti ritorni” in una sorta di guerra che “non può avere fine.”
Spunti di riflessione che si possono affrontare partendo dagli scenari futuri descritti in Terminal War ce ne sono svariati. Prendiamone uno dal mazzo: l’agonia degli stati nazionali, ma anche plurinazionali.
Riallacciandomi a una risposta precedente - pur essendo oggi ancora ben lontani dal mondo di TW - direi che siano due le tendenze più macroscopiche che stiamo osservando già qui e ora: 1) la putrefazione della politica nazionale; 2) la disgregazione delle autorità sovranazionali. Stiamo chiaramente sconfinando dalla fiction alla saggistica, but, what the hell, right? Riguardo alla putrefazione della politica, l’itaGLia è il più emblematico dei referti necroscopici. A fronte di una crisi economica di dimensioni bibliche, in ogni singolo corpo istutizionale e decisionale assistiamo al permanere di personaggi in bilico tra il ridicolo, il grottesco e il turpe. Il Volga straripa, ma noi prendiamo lezioni di nuoto... Per contro, se l’itaGLia piange, lameriKa di certo non ride. L’attuale situazione politica degli Stati Uniti è di assoluta paralisi: un presidente poco incline al compromesso, un partito democratico alla disperata ricerca di un candidato valido per le prossime elezioni presidenziali del 2016, un partito repubblicano a sua volta alla ricerca di un proprio candidato valido ma comunque inchiodato da prospettive “confederate”, nel senso di “sudiste pre-guerra civile.” Il tutto con deficit nazionali pari a rispettivamente (itaGLia & ameriKa) 2, 050 e 15,040 triliardi di (n)euri. Well, how about that now? Uno scenario che, a mio parere, cambia di poco se guardiamo ai cosiddetti apparati sovranazionali, internazionali, super-nazionali quant’altro. UN, UE, NATO etc etc etc sono ormai solo (costosissimi) acronimi privi di qualsiasi significato e/o efficacia e/o senso. Nel sonno della ragione assistiamo anche alla fossa del finto razionalismo. Che cosa resta? Ma è chiaro: la mega-mafia. Quella non la sconfigge nessuno.
Azzardo una domanda multipla forse non facile... Alan D. Altieri fa il suo esordio di autore nel 1981, con Città Oscura. Un bel numero di anni… Tanti romanzi, racconti, sceneggiature. Esperienze. Quanto ti senti cambiato come autore? Di cosa ti senti più soddisfatto, a questo punto della tua carriera? E c’è qualcosa che senti di aver perduto, o di aver dovuto cedere in contropartita alla tua crescita quale narratore?
Hai ragione, Fabio, questa non è una domanda facile. È di certo la domanda più difficile in assoluto. “Carriera” è una di quella parole che detesto profondamente. Preferisco “percorso”. Bene, in questi trent’anni, ack!, di percorso nella parola scritta, ho avuto privilegi incommensurabili, letteralmente:
- lavorare con tre editori di primissima grandezza -- Andrea Dall’Oglio, Gian Arturo Ferrari, la compianta Laura Grimaldi;
- apprendere da un produttore cinematografico leggendario, Dino De Laurentiis;
-- dialogare con formidabili editori contemporanei: Stafano Mauri, Luigi Brioschi, Riccardo Cavallero, Massimo Turchetta, Luca Formenton, Marco Tropea;
- confrontarmi con Autori senza eguali, Valerio Evangelisti, Giuseppe Genna, Valerio Massimo Manfredi, Raul Montanari, Gianni Biondillo, Franco Forte, Claudia Salvatori, Alessandro Defilippi, Danila Comastri Montanari, Stefano Di Marino, Elisabetta Bucciarelli, Gianfranco Nerozzi;
- collaborare con traduttori prodigiosi: i grandissimi, compianti Riccardo Valla e Vittorio Curtoni, il formidabile Gaetano Staffilano.
Sono liste, di nuovo passami il termine, che potrei estendere di molto. Perduto qualcosa? Qualsiasi cosa io abbia perduto, è nulla al confronto di quanto ho imparato da tutti loro.
A partire, correndo il rischio della retorica, da quelli che considero i valori più grandi: umanità ed etica.
Riallacciandoci a TW: “là fuori”, the outer space attende… Sarà l’ultima opportunità o un nuovo inferno?
Permettermi di rispondere, per ovvie ragioni, in modo inevitabilmente nichilista. L’inferno è dentro di noi.
Grazie Sergio per essere stato con noi. Appuntamento alla prossima estate, allora, con “Terminal War 2: Magellan”!
Grazie ancora a te e a tutti Voi... See ya out there!
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