Tutti gli appassionati di fantascienza conoscono È difficile essere un dio, il romanzo dei fratelli Arkadij Strugackij e Boris Strugackij. Pubblicato nel 1964, è ambientato in un futuro lontano in cui l'umanità scopre un altro pianeta popolato da esseri umani il cui progresso è giunto al Medioevo. Vengono inviati osservatori che non dovrebbero interferire, ma che finiscono per venire gradualmente coinvolti. Questa in estrema sintesi la trama, da cui nel 1989 è stato tratto un film per la regia del tedesco Peter Fleischmann.
Forse non tutti sanno che in questi giorni al Festival Internazionale del Film di Roma viene presentato fuori concorso un nuovo film tratto dalla stessa opera, una versione firmata dal grande regista russo Aleksei Yuryevich German, scomparso quest'anno. Una prima mondiale per un film a cui il regista ha lavorato per quindici anni (ma che stava tentando di realizzare fin dagli anni Sessanta), senza riuscire a completarlo prima della morte (ci hanno pensato la moglie Svetlana Karmalita e il figlio Alexey German jr., già vincitore di un Leone d’Argento a Venezia nel 2008 con Paper Soldier). Il film viene descritto come un'epopea fantascientica-filosofica e pare meriti davvero.
Quasi nessuno saprà che esiste anche un'altra opera esplicitamente tratta dal romanzo dei fratelli Strugackij. Jamin Winans ha fondato la Double Edge Films a Denver nel 1998. Una piccola casa di produzione che, nel corso della sua storia, ha realizzato vari corti più o meno low budget, fra cui figura anche Spin, un'interpretazione semplice, ironica e piuttosto originale dell'idea alla base del romanzo russo. Niente di nuovo, Spin è uscito già nel 2005, ma sembrava giusto riproporlo ora che i Trudno byt' bogom (il titolo russo del romanzo) torna in scena, e proprio qui in Italia, nella nuova e purtroppo ultima pellicola di Aleksei German.
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