Mettendosi seduta, riuscì a sollevare il gancio che chiudeva la porta di accesso al capanno. Una volta all’interno accese la luce e vide quella che poteva essere la soluzione finale ai suoi problemi: su di un lato del capanno, attorniato da rastrelli e vanghe, era parcheggiato il mini trattore che il padre utilizzava per rasare l’erba e i piccoli movimenti di terra del giardino. Si trattava di uno di quei modelli a quattro ruote motrici noti anche con il nome di QUAD, gli stessi che i ragazzi utilizzavano giù alla spiaggia libera - poco oltre la baia - per fare le gare di velocità sulla sabbia.Martha con un ultimo sforzo riuscì a salire sul mezzo.- Speriamo che ci sia carburante.

Premette il pulsante di accensione e il piccolo motore si mise in moto, ronfando come un grosso gattone.

- Sììì! – gridò vittoriosa.

Dall’esterno giunse il rumore della porta di casa divelta: la cosa era fuori.

- Appena in tempo. – si guardò attorno. A portata di mano trovò il decespugliatore. Lo raccolse, era elettrico e quindi inutilizzabile, ma sentirlo accanto alla coscia, come una sorta di spadone, la fece sentire più sicura.

Uscì all’aperto, la cosa aveva già percorso la metà del vialetto e si spostava nella sua direzione; era cambiata ancora: da dietro la schiena si estendevano quattro propaggini che si agitavano come tentacoli e all’estremità di uno di questi c’era qualcosa che sembrava proprio...

-... il battitappeto!

La consapevolezza di quello che stava succedendo cominciava a fasi strada nella sua mente, la chiave di tutto era quel dannato contenitore e la materia sabbiosa al suo interno: ciò con cui era entrata in contatto si stava agglomerando in un'unica entità.

La sostanza dei fatti cambiava di poco, ma avere una spiegazione razionale a quell’incubo metteva tutto sotto un’altra prospettiva, quell’affare era reale, non magico e quindi poteva essere distrutto. Guardò la tanica di benzina di riserva agganciata al parafanghi posteriore del QUAD. E ora aveva anche un’idea di come farlo.

Girò il muso del mezzo portandosi il più lontano possibile dal mostro che inesorabile avanzava verso di lei, quindi invertì il senso di marcia fronteggiandolo di nuovo, svitò il tappo della tanica di benzina e diede gas al motore del QUAD.

Le quattro ruote ;;;;motrici spinsero con tutta la loro potenza il piccolo trattore al massimo della velocità, trasformandolo in un proiettile lanciato contro quell’essere. Martha bloccò la leva di accelerazione, quando fu a pochi passi dalla cosa si lanciò dal mezzo rotolando sul prato lasciando che il trattore si schiantasse contro di essa. Ci fu un primo boato seguito da una seconda grossa esplosione.

Martha si girò a contemplare il suo capolavoro.

- Buon Natale bastardo! – gridò in direzione delle fiamme che avvolgevano i resti del QUAD e del mostro.

Dolorante si rimise in piedi e scoppiò in una fragorosa risata liberatoria, improvvisando una sorta di danza pellerossa. Della frattura alle caviglie non c’era più traccia.

Un rumore che conosceva fin troppo bene però si alzò dal rogo poco distante, seguito dalla terribile sagoma nera al quale apparteneva.

- No! – mormorò Martha.

- No! – gridò – Muori! Devi morire grandissimo figlio di puttana!

A terra era rimasto il decespugliatore per siepi, lo raccolse e con un grido disumano Martha si lanciò in corsa verso la cosa, brandendo l’attrezzo in una sorta di assalto all’arma bianca. La cosa si arrestò, la testa d’alce aprì le fauci, mostrando impossibili canini e ancora una volta vomitò il suo fuoco azzurrino addosso alla ragazza.

Martha sentì le fiamme fare scempio del suo corpo perfetto, la propria carne avvizzire e ritirarsi attorno alle ossa, ma le gambe sembravano vivere di vita propria e continuarono a spingerla nella sua corsa verso la fine.

L’ultimo suono che udì fu il rumore dei moncherini carbonizzati delle braccia che cozzavano contro il corpo di nero metallo del mostro.

24 Dicembre

Fuori il sole caldo illuminava quella che si prospettava una calda vigilia di Natale. In casa il telefono fisso squillò. Una volta. Una seconda. Una terza.

“Ciao, risponde la segreteria telefonica di Martha, Barbara e Daniel Simmons. Siamo momentaneamente assenti o non possiamo rispondere. Lasciate un messaggio dopo il segnale e sarete richiamati”

Disturbo.

- Martha... Martha... Marta! Rispondi ti prego! È successo qualcosa? Tuo padre sta per venire lì perché...

Martha alzò il ricevitore.

- Buongiorno mamma, che succede?

- Oh grazie al cielo piccola stai bene!

- E come dovrei stare, mamma?

- Oh, ecco, sembrava ci fosse un grosso pericolo per te. Sai quel prototipo di tuo padre.

- No mamma, nessun problema. Di pure a papà di stare tranquillo, è tutto sotto controllo.

- Tuo padre insiste nel dire che la serratura del laboratorio è stata aperta più volte.

- Ti ripeto mamma qua è tutto tranquillo. Ogni cosa è al proprio posto.

- Oh – silenzio – Bene, allora ci sentiamo quando arriviamo da nonna. Però dobbiamo parlarti Martha. È molto probabile che al nostro ritorno ci saranno alcuni cambiamenti.

- Va bene, mamma.

- E riguardati piccola, vedi di non prendere freddo, hai una voce che non mi piace per nulla.

- Ma che dici mamma, sarà la linea.

- Certo, la linea... a presto cara, papà ti bacia.

- A presto mamma.

Disturbo.

Martha riagganciò.

Alcuni cambiamenti aveva detto.

Nessuno di loro immaginava quanti.

Si affacciò alla finestra, per cominciare avrebbero avuto dei nuovi vicini. Assorbire i signori Farlane e tutte le loro fonti di energia era stato necessario. Il suo nuovo corpo era uno spettacolo. Due metri e ottanta di forma perfetta, non un pelo, non un filo di grasso. Aveva un solo problema: “consumava” moltissimo, ma avrebbe risolto anche quello. I fatti dell’ultima notte le avevano insegnato che ogni problema nasconde ottime opportunità.

Nel frattempo doveva trovare altra energia.

Salì sul tetto, da lì la vista era ottima. Ecco, la centrale fotovoltaica da poco installata appena fuori città sarebbe stata perfetta.

Sorrise.

Come uno specchio nero, la sua pelle riflesse il sole californiano di mezzogiorno.