Vivere in un mondo alternativo, elettronico. L'idea è al centro della cultura cyber e ha il suo capostipite in Neuromancer, ma già circolava nella fantascienza anche più popolare (Tron per esempio è uscito due anni prima del capolavoro di William Gibson). Nelle sue varie forme, la suggestione è arrivata e continua a svilupparsi anche nei giorni nostri, anche grazie a una vasta produzione in cui si segnalano gioielli come Snow Crash di Neal Stephenson, dove compare il concetto di Metaverso.
Si inserisce in questo filone il corto di questa settimana. In questo caso, si parla di trasferire la propria coscienza su supporto elettronico e vivere, o rivivere, come un insieme di dati. Uno scienziato ci è riuscito, salvo poi avere – per ben due volte – una brutta sorpresa. Tutto ciò viene raccontato in The Final Moments of Karl Brant, un corto sci-fi che però si trasforma presto in un noir. Lo sceneggiatore e regista Matthew Wilson è ovviamente un grande appassionato di fantascienza, grande fan di Metropolis (a cui dichiara di essersi ispirato) e soprattutto autore del fumetto Fluorescent Black, pubblicato dal 2008 al 2010 su Heavy Metal Magazine, in cui si racconta di un futuro distopico dove i progressi nella genetica hanno portato a una suddivisione della razza umana in due classi.
Wilson è riuscito a mettere insieme un cast solido: c’è Paul Reubens (meglio noto come Pee-wee Herman) e Janina Gavankar da True Blood, oltre ad attori di esperienza – sebbene non certo di prima fila – come Jon Sklaroff (comparso in molte serie anche sci-fi) e Fay Masterson (attrice e voce di lungo corso, vista anche in Eyes Wide Shut nel ruolo di Sandy). Ecco allora i quindici minuti di The Final Moments of Karl Brant, che Wilson promette di trasformare presto in una sceneggiatura per un lungometraggio, anche se nel frattempo è al lavoro su due altri corti, uno dei quali è un dark fantasy ambientato in paesaggio desertico.
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