Agosto è il classico mese del deserto, almeno per le sale italiane. Mentre, e soprattutto negli USA, l'estate è sempre sinonimo di grandi uscite, da noi il settore è fiacco, per non dire che latita. E allora, in mezzo ai grandi blockbuster che debuttano a giugno o a settembre, da noi sono soliti uscire piccoli film, a volte divertenti e godibili, spesso persi di vista (anche dai redattori), e che dopo una rapida comparsata sono destinati a finire direttamente sugli scaffali dell'home video. È stato il caso di Alien Autopsy, brillante commedia del 2006 che raccontava la storia fantascientifica della burla del filmato autoptico dell'alieno di Roswell. O di Womb, film (non riuscitissimo) del 2010 firmato dall'ungherese Benedek Fliegauf, che provava a mettere insieme temi difficili come clonazione e incesto, con protagonisti Eva Green e il Dottore Matt Smith. Quest'anno è la volta di La notte del giudizio, The Purge in originale, uscito giusto giusto il primo agosto.
Siamo nell'America tecnologica e paranoica dei prossimi decenni. La famiglia Sandin è riunita a cena e si prepara alla notte dello Sfogo; ovvero un periodo di dodici ore, che capita una volta all'anno, in cui le autorità sospendono le leggi e autorizzano la popolazione a commettere qualunque crimine. È stata una decisione saggia, spiegano papà James e mamma Mary ai loro figli; in un mondo in cui il crimine è sempre più spietato, l'aver permesso a chiunque di sfogare le proprie pulsioni per una notte ha messo al riparo da conseguenze peggiori, riuscendo anche a ridurre il tasso di criminalità. Tutto bello e politicamente corretto: a meno che lo Sfogo non si presenti proprio alla porta dei Sandin, sotto forma di un poveraccio in fuga da una banda di giovani borghesi annoiati capeggiati da un leader allucinato. I Sandin manterranno le proprie convinzioni, cercando di sopravvivere, oppure si abbandoneranno alla violenza per difendere sé stessi e i propri cari?
I lettori veterani di fantascienza avranno già riconosciuto le assonanze con la trama di La settima vittima, uno dei racconti più famosi di Robert Sheckley. E Sheckley in effetti fu uno degli autori che analizzò più in profondità il rapporto tra violenza e società, con relative storture e paradossi che portano il confine tra protezione e autoritarismo a diventare molto sottile. Riflessioni che deve aver fatto anche il newyorchese James DeMonaco, autore delle sceneggiature di polizieschi come Il negoziatore e State Island, nonché della serie tv Crash, qui in veste anche di regista. Non sappiamo se DeMonaco abbia mai letto Sheckley (pare che l'idea gli sia derivata da un episodio analogo di cui fu protagonista insieme alla famiglia), ma ha comunque provato a unire una riflessione di questo genere al tema della violazione della proprietà privata, uno dei tabù più forti della società americana.
Protagonisti due attori che fa sempre piacere ritrovare: Ethan Hawke (Gattaca, Daybreakers) e Lena Haedey (300, Terminator: The Sarah Connor Chronicles, Dredd), mentre la parte dell'allucinato capobranco è affidata al giovanissimo attore australiano Rhys Wakefield (Sanctum). Il film ha debuttato ufficialmente lo scorso maggio, e le recensioni (comprese quelle italiane) non sono particolarmente entusiastiche; ma in mezzo ai tanti blockbuster, La notte del giudizio è pur sempre un tentativo di uscire dal solito schema 'ammazza il mostro/l'alieno/lo zombie, distruggi tutto e salva il mondo'. Per chi non lo avesse già visto passare in tv, ecco il trailer italiano.
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