— Appunto per questo — ribatté Luke allargando la braccia. — Sei in palese conflitto di interessi. Il tuo voto non potrebbe essere considerato obiettivo.— Non vi lascerò in questa stanza a decidere il destino di Albert! — sbottò Cristina.Luke sospirò. — Capisco la tua posizione — rispose con calma. — Però il nostro ruolo è di guidare la vita di quello che resta nella comunità. Siamo stati scelti perché ritenuti saggi e in grado di prendere decisioni anche difficili, per il bene di tutti. — Sorrise, come a voler calare un asso. — Non sei sempre stata tu la paladina de “il bene comune viene prima del bene personale di alcuni”?Non me ne frega nulla del bene comune, stava per urlare Cristina. Aveva ragione, Luke. Lei era sempre in prima linea a puntare il dito contro gli altri consiglieri, quando non erano obiettivi. Ma come poteva ora dimenticare che era suo figlio, quello di cui si parlava?— Luke ha posto un dubbio corretto — s’intromise Frank Dirk. — Cristina non potrà esprimere un voto, è chiaro. Se però concordate, le consentirei di partecipare alla discussione.
Frank aveva cercato di aiutarla, Cristina ne era consapevole. Gli lanciò un sorriso stanco e attese che gli sguardi turbati degli altri membri del consiglio giungessero a un accordo.
— Nessuna obiezione, dunque — concluse Frank. — Gustav, vuoi riprendere il tuo intervento?
— Certo… certo… — bofonchiò l’altro senza guardare Cristina. Non la voleva lì, questo era certo, ma Gustav, come gli altri, non aveva la forza di contraddire il comandante. — Stavo solo riassumendo le procedure intraprese finora. Il ragazzo è stato rinchiuso in una cabina e lì resterà per tutto il decorso della… — S’interruppe, lanciando un rapido sguardo verso Cristina. — Solo noi del consiglio sappiamo quanto accaduto.
— Noi e gli altri tre ragazzini coinvolti — puntualizzò Tom. — Tuttavia non credo che avranno il coraggio di raccontare qualcosa a qualcuno.
— Cosa avete intenzione di fare? — chiese Cristina.
— È quello che dovremo decidere — rispose Dirk. — Qualcuno vuole fare proposte?
Luke fu il primo a parlare. — Sappiamo già cosa fare. I protocolli sono chiari. Il ragazzo…
— Si chiama Albert — scattò Cristina. — Abbi almeno il coraggio di pronunciare il suo nome, mentre ne decreti la morte!
Luke non sembrò più di tanto colpito dall’attacco. — Non sono io che ne decreto la morte, Cristina. È stato l’insetto che lo ha punto, a farlo, e non puoi chiederci di estendere il pericolo agli altri. Hai forse dimenticato come siamo precipitati su Brandia?
— Ci sarà un’altra soluzione! — intervenne Sonia. — Insomma, stiamo parlando di un bambino!
— Quanti bambini sono morti tredici anni fa? E quanti altri lo faranno se non saremo in grado di arginare gli insetti quando la bolla scoppierà? — Luke si alzò in piedi. Aveva gli occhi lucidi. — Non possiamo rischiare. Non ora che siamo riusciti a costruirci una vita che sembra accettabile. — Guardava Cristina negli occhi, mentre parlava, e lasciava scendere le lacrime. — Non credere che non mi spezzi il cuore la sorte toccata ad Albert.
Cristina non ebbe la forza di rispondere. Guardò Luke riprendere posto. Comprese che anche gli altri la pensavano come lui. Persino Sonia e Franck, che credeva amici.
Loro sono amici, si disse, ma non puoi chiedergli di sacrificare altre vite per salvare quella di tuo figlio.
— Per prima cosa il ragazzo… Albert va trasferito in un’altro luogo sicuro — riprese Tom. — La cabina dove si trova ora è in grado di bloccarlo se dovesse emergere la furia omicida, ma potrebbe non isolare a sufficienza le zanzare una volta dischiusa la bolla.
Ora che Cristina aveva abbandonato la guerra, sembrava che non ci fossero più remore a parlare in sua presenza.
— Portiamolo fuori dall’astronave.
La voce di Elia Latte fece sobbalzare Cristina. La vecchia era rimasta in silenzio tutto il tempo, tanto che la sua presenza quasi era passata inosservata.
— Se non vogliamo che la bolla scoppi qui alla sua morte — spiegò Elia — dobbiamo fare in modo che muoia fuori di qui, dove quelle bestiacce potranno svolazzare senza toccarci.
Il silenzio calò sulla sala. Cristina aveva smesso di respirare, tanto quelle parole l’avevano fustigata nel profondo. Anche il cuore parve bloccarsi in una morsa di gelo, quando si rese conto che la proposta di Elia aveva fatto breccia nelle resistenze degli altri membri del consiglio.
— Sei sicuro che questo sia il luogo migliore?
Come al solito, Julio era quello che piazzava dubbi su ogni iniziativa degli altri.
Marcus lo sovrastò con la sua stazza, spingendo i pugni sui fianchi e allargando i gomiti. — Hai idee migliori, cacasotto?
— Non sono un cacasotto! — piagnucolò Julio.
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