– Dimmi di ieri sera, allora – incalza il vecchio.Andrew le dice di nuovo di lei. Di loro, di lui. Senza troppi giri di parole. Sputa tutto fuori in poche secche frasi. Poi rimane in silenzio.– Devo cercare una soluzione, allora.
Ride ancora, Andrew, scrollando l’amarezza come polvere dalle spalle. – Sì, la soluzione è in tutte quelle cose che sai di non sapere sull’Alone, vero?
Il sorriso di Mamert è una mezza risposta. Poi fa spallucce e beve la birra. E cambia di nuovo argomento.
Il colonnello Kreuser aveva la faccia da topo.
Era stato il primo pensiero che Andrew aveva fatto quando lo aveva conosciuto. A distanza di anni non era cambiato molto. Capelli quasi del tutto bianchi, occhi circondati da ragnatele e le spalle leggermente incurvate. Ma sempre la solita faccia da roditore. E la voce pungente e autoritaria.
– Punto velocità – disse, ordinando al Tecnico Analista di mostrare i dati aggiornati.
– A video – rispose il TA Robert Groversen, il più giovane tra quelli presenti nella sala comando, ma l’unico con il cervello in sintonia con tutte quelle apparecchiature e con la freschezza di poter leggere quantità di dati in flusso continuo.
Il colonnello Kreuser si voltò verso la paratia di destra, dove i dati erano stati fotografati. Il maggiore Rossini reagì con qualche istante di ritardo, ma poi anche lui fu concentrato a fissare i dati. Il pilota di navetta Roger Truckman incrociò le braccia sul petto e attese.
– Prossimo refresh tra quattro minuti – spiegò Groversen, iniziando poi a leggere i dati ad alta voce. Pochi elementi, quelli essenziali. – Diametro medio 3.212,67 chilometri. Oscillazioni molto ridotte, nell’ordine di trecento metri, forse cinquecento.
– Una perfezione che ha dell’assurdo – sbottò il maggiore, aprendo le braccia e indicando i dati. Il colonnello annuì, senza aggiungere altro. L’Alone era una sfera perfetta, in sostanza.
Groversen riprese. – L’Alo… ehm, l’elemento K2 continua a muoversi nello spazio, seguendo una traiettoria lineare, insolita direi, ma il vero problema è che…
– … continua a espandersi – concluse Kreuser.
Elemento K2. Prendeva il nome proprio dal colonnello. Già in passato aveva individuato un corpo estraneo non identificato. Quello, l’Alone, era il secondo. Ma se l’elemento K1 era nulla più che una sfibratura nel tessuto spazio temporale, riassorbitasi in modo naturale, questo K2 stava generando non poche preoccupazioni. Andrew aveva notato la reazione del colonnello nel momento in cui il TA aveva specificato, accentuando un po’ il tono, il diametro dell’Alone. Ancora poche ore e avrebbe eguagliato le dimensioni della Luna. Insospettabile, solo qualche giorno prima.
Solo qualche attimo di silenzio, il tempo affinché tutti potessero per l’ennesima volta assorbire quelle informazioni. Andrew indicò i dati: – La crescita registrata rimane la stessa.
Groversen annuì. – Una crescita strana, ma che ho potuto quantificare con chiarezza. La prima registrazione che ho potuto effettuare, mi ha dato un delta di crescita pari a 220 chilometri.
– In un’ora, giusto? – chiese Andrew.
– Un’ora, esatto – specificò il TA. – Questo avveniva diciotto ore fa e da allora ho ripetuto con costanza le misurazioni. Lo schema si è sempre ripetuto. Ogni ora successiva l’incremento è stato del delta precedente più cinque chilometri. Costante, sempre lo stesso schema.
– Non è una crescita esponenziale – commentò il colonnello, afferrandosi tra le dita il mento della faccia da topo – ma in poche ore questi numeri saranno preoccupanti.
– È molto giovane – disse Andrew, ripescando un concetto che avevano discusso in passato, senza trovare risposte. Se l’elemento K2 cresceva a quel ritmo ed era ancora decisamente piccolo, in relazione ai parametri dello spazio vuoto, non poteva “esistere” da troppo tempo.
Il maggiore tossì, prima di contrastare ancora una volta la sua idea. – Non possiamo trarre conclusioni sulla base di elementi che non conosciamo, capitano Genius. Il fatto che oggi l’Alone cresca a ritmo costante non significa che lo abbia fatto sempre. La sua teoria non ha basi scientifiche, ma ne abbiamo già discusso. E comunque è un parlare a vuoto che non porta a nulla. Non ci interessa come e quando l’universo lo abbia partorito. Ci interessa solo quello che può fare.
– Ma…
– Capitano – intervenne il colonnello, stoppando la replica di Andrew – cerchiamo soluzioni. Se le troveremo avremo anche il tempo per le tutto il resto. Groversen?
– Comandi!
– Ha detto che ha una traiettoria insolita. Mi spieghi meglio.
Il TA annuì e mosse le mani sul pannello a sensori digitali della sua consolle. Un attimo dopo sulla paratia i dati erano sostituiti dalla simulazione grafica del sistema solare, con un punto rosso che tutti sapevano essere l’elemento K2.
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