- Si tolga di torno. - Nemmeno per idea! Vandenberg strattonò violentemente Stone mandandolo a sbattere contro una parete. Quell'uomo, posto che fosse ancora un uomo, era forte, incredibilmente forte. Stone cercò di rimettersi in piedi sebbene il colpo lo avesse lasciato tutto dolorante, doveva impedire a quell'essere di aprire il varco dimensionale a ogni costo. Tastò con le mani in giro e, appoggiata contro il muro, trovò una sbarra metallica, forse l'estremità di una leva od una parte di qualche macchinario lasciata lì dagli operai che avevano scavato la galleria: forse non era il massimo come arma, ma non aveva di meglio. La impugnò con entrambe le mani e si avventò contro Vanderberg, colpendolo alla testa con quanta forza avesse. Udì distintamente lo schianto secco dell'osso del cranio che si spezzava. Un colpo del genere avrebbe dovuto uccidere un uomo, ma Vanderberg si limitò a barcollare lievemente sotto l'impatto. Se Stone avesse avuto bisogno di una prova che Vanderberg non era più un essere umano, ora ce l'aveva: il colpo della spranga metallica aveva aperto uno squarcio sul lato della testa di Vanderberg, ma quel che ne usciva non erano materia cerebrale e sangue, piuttosto una specie di spuma grigiastra con striature di un verdastro muffoso. Vanderberg, o la creatura che si era installata nel suo corpo, afferrò nuovamente Stone e di nuovo lo scaraventò contro la parete del tunnel, solo questa volta con molta maggiore forza di prima. Questa volta il dolore era tremendo e si irradiava soprattutto dalle reni, con cui Stone aveva sbattuto contro la roccia. Stone era caduto a terra in una posa scomposta, come una bambola di stracci, e scoprì di non riuscire più a muoversi. Probabilmente il colpo gli aveva rotto la spina dorsale. Incurante di Stone, Jason Vanderberg o la creatura che era stata Jason Vanderberg, tornò alla macchina. All'estremità dell'apparecchiatura, c'era una sorta di corona circolare fatta di elettrodi che poteva somigliare ad una versione particolarmente elaborata e complessa di un arco voltaico, nel centro di quella raggiera in una frazione di secondo si sarebbe riversata un'energia enorme, capace di lacerare lo spazio – tempo. Vanderberg premette il pulsante. La prima cosa che si verificò, fu una fortissima vibrazione: della macchina, nella macchina, e da lì attraverso la montagna fino a raggiungere il grembo dell'intero pianeta; poi nel centro della raggiera di elettrodi si formò un punto luminoso che ingrandiva rapidamente, una sfera di luce che non si poteva guardare, simile ad un sole neonato in rapida espansione. Prima di perdere conoscenza, Henry Stone fece ancora in tempo a domandarsi quali fossero i predatori che attendevano al varco la specie umana oltre lo squarcio nel tessuto dello spazio.
Ospite temporaneo
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