L'uscita del discusso Prometheus ha riportato l'attenzione dei fans sulla saga di Alien, e, nel rivedere i quattro film (escludendo quindi gli Alien vs Predator) è interessante notare come il concetto della maternità sia sempre presente in tutti, anche se di film in film sono cambiati i registi e gli sceneggiatori.Proviamo, quindi, a seguire questo filo conduttore lungo l'intera saga per poi concluderlo con il prequel.
Nel primo Alien la madre è già presente con Mater, il computer di bordo, che un po' mutuando l'abitudine trekkiana di avere una voce femminile come protagonista cibernetico e un po' contrapponendosi all'inquietante e indimenticato HAL 9000 che con una suadente voce maschile rivelava la propria indole omicida, è invece collaborativo, accogliente, materno, anche se nasconde i propri segreti come ad esempio le istruzioni della compagnia Weyland Yutani riguardo la ricerca e la custodia degli Alien. Nel buio dell'astronave-caverna ci appare il simbolo della fecondità: l'uovo. Perfino i poster hanno accentrato la propria attenzione su quell'immagine e non su altre. L'uovo è la fecondità, è la cellula fondamentale per generare nuova vita, e quello che noi vediamo è un uovo incubato e pronto a produrre il proprio pulcino. Un pulcino parassita che aggredisce l'incauto astronauta fecondandolo per indurre la produzione dell'Alien combattente. Quello che nella natura umana necessita di mesi qui diviene improvviso ed esplosivo (come da ampia tradizione della fantascienza scritta) ed è proprio l'esplosione dell'addome (che è realmente una delle paure fondamentali della donna che aspetta un bambino) che genera il figlio/mostro (altra paura).
Il figlio distrugge il gruppo/famiglia che lo ha accolto ed è proprio la figura femminile di Ripley, qui giovane donna non ancora pienamente consapevole della propria capacità generativa e materna, che si oppone decisamente a questa invasione. E questo per tacere della famosa scena dello stupro di Ripley da parte dell'alieno, mai inserita nel montaggio finale. Ripley assume su di se la responsabilità della madre, cercando di difendere i suoi e difendendo se stessa con ogni mezzo, fino ad eliminare il figlio degenere nel vuoto dello spazio e mettendosi in sonno per poter raggiungere la Terra Madre ed avvisare che “là fuori” il pericolo incombe.
Si moltiplicano i figli, in Aliens, come fa ben capire il titolo, ma stavolta la madre di tutti gli Alien viene mostrata nella sua micidialità e grandezza. Ma andiamo per gradi. Ripley risvegliata si trova a guidare una missione per salvare i coloni che sono stati inviati proprio sul planetoide degli Alien, e le viene affiancata una intera squadra di marines spaziali. Il tema della maternità balza agli occhi nell'incontro con Gnut, la bambina unica sopravvissuta alla caccia degli Alien.
Stavolta Ripley ha un preciso oggetto di maternità: una figlia adottiva sulla quale riversare il proprio desiderio di protezione. Ancora una volta il viaggio verso la Terra Madre è interrotto, e come anche nel film precedente, Ripley deve combattere per trasmettere la consapevolezza della pericolosità degli Alien, perché una madre è depositaria della saggezza ma, lo sappiamo tutti, è difficile che i suoi consigli vengano ascoltati.
nche in questo film il massacro va avanti allegramente, ma Ripley è preparata dall'esperienza precedente, anche se alla fine dovrà scontrarsi con la Alien Regina (e madre). E il fulcro dello scontro è rappresentato dalla bambina: Gnut. La regina difende i propri figli, tra l'altro figli generati letteralmente da lei, e Ripley difende come una tigre la propria bambina adottiva, operando un altro gradino di evoluzione dalla figura quasi mascolina del primo film.
Possiamo dunque dire che qui lo scontro è tra due madri e due famiglie. E, ovviamente, le figure maschili sono o stupide o infide anche se viene salvata la figura dell'unico marine degno di fiducia (Hicks), una figura “paterna” talmente a margine che sappiamo essere destinata a sparire in un eventuale terzo episodio. E il terzo episodio arriva.
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