L’omino volò all’indietro di qualche pollice sulle sue ali luccicanti, dando a Blackwood l’impressione di essersi offeso. – Assolutamente no, signore! Questa macchina è la migliore sul mercato. Consentitemi di garantirvi che avete fatto l’acquisto più assennato. – Sono lieto di sentirlo – disse Blackwood nel tono più educato che riuscì a trasmettere. – Resta tuttavia il fatto che non funziona… – Scusatemi, signore, ma sarebbe corretto da parte mia presumere che la vostra conoscenza dei cogitatori è, come dirlo in maniera delicata senza offendervi, meno che assoluta?
Blackwood sospirò. – Sì. Direi che sarebbe una supposizione corretta.
Un largo sorriso di compassione apparve sul volto dell’Aiutante mentre replicava: – Capisco. Bene, in questo caso, consentitemi di placare le vostre preoccupazioni. Chinatevi, se gradite, e guardate dentro il cogitatore.
Vedendo che Blackwood titubava, l’omino svolazzò di lato e tese un braccio, indicando l’apertura da cui era uscito. – Prego, signore! – esclamò in tono divertito. – Avete paura? Posso garantirvi che non è per nulla pericoloso e scommetto che la troverete un’esperienza gratificante e educativa.
– Non ne dubito – borbottò Blackwood, mentre si chinava lentamente verso l’apertura. In effetti era piuttosto interessato: non aveva mai guardato dentro un cogitatore — non aveva mai visto l’utilità di un gesto simile — ma ora che gli era stato rivolto l’invito si scoprì animato da una nuova curiosità sul funzionamento del marchingegno.
Scrutò dentro l’apertura mentre l’Aiutante assumeva una nuova posizione accanto al suo orecchio sinistro, le ali da libellula che emettevano un suono gradevole simile al rapido sfogliare delle pagine di un libro. Mentre guardava nella macchina, Blackwood fu assalito da una nausea improvvisa; tuttavia la sensazione fu misericordiosamente breve, come la fugace vertigine che si sperimenta quando ci si alza in piedi troppo in fretta, e mentre lo stordimento si affievoliva si ritrovò a scrutare in un minuscolo scompartimento che, a dispetto delle ridottissime dimensioni, dava comunque l’impressione di una capienza estrema.
Il paradosso fece apparire una smorfia sul volto di Blackwood. Notando la sua espressione, l’omino ridacchiò e disse: – Non allarmatevi, signore. State semplicemente osservando la camera di elaborazione centrale del cogitatore. È lì che si svolge tutto il lavoro, come potete vedere dall’attività frenetica che si va svolgendo sotto i vostri occhi mentre conversiamo.
Osservando più da vicino, Blackwood capì che era davvero così. All’improvviso fu consapevole dei numerosi minuscoli individui che correvano qua e là tra una vera e propria foresta di tubi e condutture sottili come capelli, apparentemente fatte di una sostanza metallica dalla fioca luminescenza, simile all’ottone. Le persone dentro la macchina erano simili nell’aspetto e nelle dimensioni all’omino che fluttuava accanto all’orecchio sinistro di Blackwood.
– Cosa stanno facendo?
– I miei colleghi stanno approntando il cogitatore per il suo normale utilizzo. Non è una fase che si possa affrettare in una macchina nuova, signore. Vi sono complicate procedure da seguire, altrimenti le cose non funzionerebbero secondo la loro progettazione.
– Che genere di procedure?
L’omino fece spallucce come per scusarsi. – Vi chiedo scusa, signore, ma data la vostra carenza cognitiva riguardo alla scienza della cogitazione artificiale, dubito molto che una spiegazione esauriente saprebbe recarvi l’illuminazione che cercate. Vi basti sapere che i miei colleghi sono al momento impegnati nel delicato processo di collegare la macchina al grande deposito di conoscenze che circonda la Terra e che definisce il confine tra il nostro mondo e l’Etere Luminifero che sta oltre.
– State parlando dei Registri Akashici – disse Blackwood senza distogliere lo sguardo dalla macchina.
– Proprio così, signore! Avete dimestichezza con la natura dei Registri?
– Un po’ – rispose Blackwood. Suo malgrado, era compiaciuto di aver sorpreso l’omino. – In Oriente conoscono i Registri Akashici da secoli, se non millenni, ma la loro esistenza è stata accettata solo in tempi recenti dagli uomini di scienza europei e americani.
– Assolutamente corretto, signore. Vi prego, procedete.
– Be’… per come li comprendiamo noi, i Registri Akashici costituiscono una sorta di campo energetico, una sostanza plastica semimateriale che trattiene l’impressione di ogni pensiero, azione ed evento mai occorso sulla Terra, conservandola per l’eternità.
– Eccellente! Un riassunto conciso e di grande effetto, se posso permettermi l’osservazione, signore.
– Vi ringrazio.
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