Poi, mettere fine agli esperimenti.Tutti.

Ma quando la porta scivola lungo la parete,

il cronometro di bordo segna le 23:59

quando i miei occhi incontrano quelli del Generale, ho voglia di ridere e piangere.

È lui, l’uomo del treno.

L’uomo più potente del mondo.

Scommetto che il neurotracker non è riuscito a decrittare la parte in cui faccio a pezzi il suo alter ego.

Non riesco ad immaginarlo mentre coordina esperimenti genetici su scala planetaria ed organizza task force per fare tabula rasa di popolazioni più o meno aliene. Quel viso butterato è più adatto a mangiare cadaveri, come nei miei sogni.

In fondo, è la stessa cosa.

Sorride con denti perfetti.

Mi saluta, il palmo teso sulla fronte, poi mi porge la mano.

Toccandola, lo attraverso.

Sublime dolore nel partorire dalla scapola un’unica ala d’argento gridando, diamanti acuminati che innalzo straziata al cielo. La città è dissolta per sempre, solo il mare mi contende a questo freddo di brace. Un esercito di Entòmi m’attende, folle regina sospesa fra tempo e tempo a difendere una Terra vuota.

Gli lascio le dita, riapro gli occhi e li fermo nei suoi.

Non sa di essere causa di ciò che ho visto.

Sorrido.

- Attraversa la notte.

Rimane perplesso, spaventato.

Come dischiudendo un’ala, stendo appena il braccio destro che silenzioso fiorisce di lame.

- C-cosa..?

Si protendono rasoi liquidi fra le dita.

L’equipaggio è quasi immobile nel tempo coagulato intorno a me.

Cammino lentamente, fra schizzi di sangue a mezz’aria e movimenti appena percettibili.

Mi avvicino al Caporale Lee, i suoi occhi fissi nel punto in cui mi trovavo: non saprò mai se sia davvero mia figlia,

(le scosto una ciocca di capelli dalla fronte)

(inspiro, espiro)

non saprò mai se le mie visioni possono cambiare il corso degli eventi.

So solo che devo raggiungere la stiva.

Prima di andarmene, lancio uno sguardo alle mie spalle.

Ancora le 23:59.

Sorrido.

Ho attraversato la notte.

Ed ora, sono come polvere in una clessidra rotta.