Da sempre la fantascienza europea ha cercato diverse strade per potersi affermare rispetto alla preponderanza di ciò che arriva dall'altro lato dell'oceano: da una parte si è buttata alla ricerca di contenuti originali (come è stato per la New Wave britannica di James G. Ballard) e di temi più vicini alla sensibilità dei vari paesi e culture; dall'altra ha cercato di reinterpretare i temi classici della fantascienza americana, fornendo spunti e punti di vista più autonomi. A questo secondo filone fa riferimento Alastair Reynolds, gallese, classe 1966, laurea in fisica e Ph.D. in astronomia, per molti anni ricercatore presso l'ESA, l'Agenzia Spaziale Europea, prima di fare lo scrittore di fantascienza a tempo pieno, diventando uno degli autori di punta di questi ultimi anni in tema di hard science fiction e space opera. Tra le sue ultime opere L'ultimo cosmonauta, recentemente edito nella collana Odissea.
In occasione dell'ennesima nuova traduzione, stavolta in lingua ungherese, del suo romanzo d'esordio Revelation Space (pubblicato da noi nel 2009 in due parti con il titolo Rivelazione), Reynolds ha rilasciato un'intervista alla rivista SFmag, tradotta e riportata da Europa SF, sito molto interessante, attivo dalla fine del 2012 e che vuole porsi come portale di riferimento per tutto ciò che accade nel mondo della fantascienza europea. Reynolds approfitta dell'intervista per raccontare un po' della sua professione di scrittore e della sua visione del futuro della fantascienza.
Parlando dello stato della fantascienza nel Regno Unito (ma il discorso potrebbe essere valido per ogni paese), Reynolds si dimostra abbastanza chiaro: "Va e viene, dipende se si fa riferimento alla fantascienza scritta o a quella trasmessa da un medium visivo. La FS al cinema e in tv è sempre stata molto popolare, e continua a esserlo almeno per ora. La FS scritta ha sempre avuto un pubblico più ristretto e non sta vivendo un momento epico come per il fantasy. Ma non credo ci sia da preoccuparsi granché: abbiamo un'audience, ci sono lettori, e come lettore di FS vedo che c'è un sacco di roba buona da leggere".
Immancabile la domanda delle domande che spopola attualmente nel settore editoriale, vale a dire il futuro della carta rispetto agli ebook: "L'industria musicale non ha gestito molto bene la transizione verso formati scaricabili, ma spero che il mondo dell'editoria possa comportarsi in modo più intelligente. Ovviamente non si può combattere la tecnologia. Volendo essere ottimista, penso che ci sarà ancora una grande domanda per la narrativa stampata, e al tempo stesso che l'industria riuscirà a monetizzare il download senza che questo comporti grossi cambiamenti per i lettori. C'è molta strada da fare, ma penso che gli editori abbiano la volontà di fare le cose per bene".
Una visione certamente ottimistica, pensando anche alla situazione italiana. Riguardo alla propria esperienza personale di autore, Reynolds ha dichiarato: "Sono stato attratto dai temi della fantascienza in età molto precoce. [...] La prima storia che ricordo mi abbia veramente preso fu un vecchio racconto di Arthur C. Clarke, Incontro con Medusa. Lo lessi quando avevo otto anni ed ebbe davvero un forte effetto su di me". E riguardo a cosa fa di una storia una "buona" storia: "La collisione fra due temi diversi, ognuno a completamento dell'altro. Una perfetta integrazione di personaggi e temi. E un alto livello di forma letteraria. Mi considero fortunato se riesco a imbroccare anche solo una di queste cose".
Reynolds continua parlando del proprio modus operandi: "Non ho un vero metodo di scrittura. Semplicemente mi siedo e scrivo. Non stabilisco tutto nel dettaglio, preferisco scrivere all'interno di una bozza e risolvere i problemi man mano che si presentano, anche se questo significa buttare via molto materiale. Mi propongo di scrivere circa tremila parole al giorno, ma non è che ci riesco sempre. A volte ci riesco e a volte no."
E ancora: "A rischio di sembrare lusinghiero verso me stesso, mi piace pensare di stare nella storia ogni volta che uno dei miei personaggi dimostra una calma scettica, impressionato dall'universo ma non in cerca di una spiegazione soprannaturale al di là dell'evidenza dei fatti. Io ero uno scienziato e non è una cosa che ti puoi scrollare di dosso". E in effetti la sua trasformazione da astrofisico a scrittore non è stata immediata: "Stavo scrivendo e in parallelo sviluppando la mia carriera scientifica. È molto difficile fare entrambe le cose, almeno per me. La scienza è qualcosa di più di una scelta di carriera: gli scienziati sono maniaci del lavoro (ed è stato dimostrato scientificamente studiando i tempi di caricamento dei documenti sui server!) e questo non lascia molto tempo per la narrativa. Ma alcuni ci riescono".
Reynolds ha poi parlato dei suoi progetti futuri, della possibile continuazione di Revelation Space, che con il tempo ha assunto la forma di un ciclo letterario composto da cinque romanzi collegati tra loro da un'ambientazione comune. Va detto che la produzione di Reynolds è molto vasta, e comprende anche il ciclo dei romanzi House of Suns, inediti da noi, oltre a uno sterminato numero di racconti. "Scrivere in un universo definito è divertente, perché hai uno scenario già pronto e puoi giocare con i riferimenti ad altre storie e personaggi. D'altra parte è parecchio limitante. Anche partire con una tela completamente bianca è divertente. Mi piacerebbe tornare nell'universo House of Suns, ma non nell'immediato; prima ci saranno sicuramente un altro paio di libri."
Reynolds conclude l'intervista con la sua opinione sul futuro del genere umano: "Turbolento. Ma penso che avremo un futuro, il che è più ottimistico di altre previsioni. In generale, credo che stiamo acquisendo gradualmente una saggezza collettiva sul nostro pianeta e sul posto che ci occupiamo. Probabilmente continueremo a comportarci al solito modo, almeno per un po', ma se non altro lo faremo in una condizione di minore ignoranza".
Questi sono i temi principali, riassunti, dell'intervista, la cui versione completa in inglese si trova al link nelle Risorse in rete. Al momento Reynolds dimostra di essere uno degli autori europei più consapevoli della fantascienza "old style", quella che si occupa del futuro e soprattutto di come possiamo starci, con quali mezzi e con quali idee.
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