Niccol ha accettato quindi di dirigere il film, così come di scrivere la sceneggiatura dal romanzo di Stephenie Meyer. “Naturalmente ero spaventato dalla popolarità di Twilight,” ha dichiarato. “Volevo solamente rendere giustizia al libro e ai suoi fan. Ogni pressione che sentivo era più creativa che commerciale.” Nello sviluppo del plot originale Stephenie Meyer ha iniziato a costruire una storia più seria e profonda rispetto a quello che aveva creato nei precedenti romanzi. “La saga di Twilight parlava dell’amore romantico e del modo in cui ci si sente a 17 o 18 anni”, ha precisato. “Non esiste altro al mondo. Si può fare ed essere qualsiasi cosa per amore. È un luogo divertente da esplorare nella fantasia. The Host affronta invece la ricerca di equilibrio nella vita, - ha proseguito la scrittrice. - Sicuramente è presente il lato romantico, ma è una storia più adulta e realista, nonostante gli elementi fantascientifici”.
In sintonia con il volere di Niccol, la sceneggiatura finale di The Host ha mantenuto il forte elemento romantico del romanzo, ma con l’aggiunta di buoni argomenti su cui far riflettere il pubblico. “Mi piace che il fulcro della storia sia ancora l’amore, ma questo deve avere delle prospettive più ampie, - ha dichiarato il regista - stiamo affrontando la sopravvivenza dell’umanità. Ci stiamo chiedendo se una specie che in realtà salva il pianeta debba avere un posto sulla Terra. Questi sono temi molto più profondi di qualsiasi altro lavoro precedente di Stephenie Meyer. È difficile dire cosa ciascuno coglierà di tutto questo, ma spero che questo film possa intrattenere e lasciare a tutti qualcosa su cui riflettere”.
Gli elementi fantascientifici fanno da sfondo alla storia. “Il mondo è stato invaso, secondo lo stile de L’Invasione degli Ultracorpi – ha spiegato la Meyer. - Queste nuove entità, che si fanno chiamare Le Anime, sono un gruppo omogeneo, armonioso e pacifico. Esse risolvono molti dei problemi del mondo: non ci sono più la fame, le malattie, la paura o la violenza. Nessuna bugia, nessun inganno o furto. L’idea che qualcuno possa creare danni non ha più ragione di esistere”.
I pochi umani che non sono stati ancora “catturati” dalle Anime sono inspiegabilmente incapaci di vedere la bellezza in una utopia che ha però portato loro via molte delle persone amate. “Hanno perso ogni cosa, comprese le persone per loro più importanti – ha dichiarato l’autrice della saga Twilight - ma questa storia è narrata dalla prospettiva di uno degli alieni, cosa che rappresenta un nuovo modo di approcciare il racconto”.
Avendo già avuto molta esperienza nel processo di adattamento cinematografico, la Meyer arrivò all’incontro con forti opinioni riguardo quello che avrebbe volute fosse la sceneggiatura finale. “Ogni adattamento è per il 95% fatto di compromessi e per il 5% di frustrazione” ha affermato la scrittrice. “Credo che ognuno di quelli che si trova «dalla parte creativa» del processo cinematografico desideri ottenere il miglior risultato possibile. Noi volevamo il meglio perché avevamo a cuore un modo di raccontare, non il nostro target o il successo al box-office”.
Con il regista c’è stata subito una complicità che secondo la Meyer ha giovato alla pellicola: “Lavorare con Andrew è stato molto divertente. È molto più visionario di me. Amo molto esplorare il linguaggio e i modi in cui le persone interagiscono. Andrew si è focalizzato sul mondo fisico, ha aggiunto elementi che lo hanno portato a un livello che non avevo previsto. Nella lavorazione sono emerse delle cose che mi hanno colpito positivamente visto che le amavo più di quanto non avessi amato quello che avevo fatto io”.
Anche Niccol è rimasto soddisfatto del lavoro con la Meyer: “Stephenie aveva una sua opinione precisa, ma non si è imposta - ha racconta Niccol - è una persona molto saggia. Tiene molto alle sue idee ma non è ottusa. Ha accettato cambiamenti che sembrano abbastanza radicali senza alcuna preoccupazione. Alcuni elementi e personaggi dovevano essere sacrificati. Ad esempio, io amo il calcio ma c’è una partita nel libro che sapevo non doveva essere riportata nel film. C’è spazio per questo tipo di digressioni in un testo scritto ma non in un film”.
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