Regola la visiera e attiva i supporti dei software più esperti in campo analitico, rimpiangendo l’impossibilità di contattare i cervelli della nave. L’analisi chimica conferma la semplicità di quel tipo di residuo: una soluzione acquosa in cui idrogeno, carbonio, propano e tracce di altri elementi si legano in una molecola originale ma non pericolosa. Keira si guarda intorno, scrutando l’atmosfera soffusa nella traduzione della visiera. Azzarda un tentativo manovrando i comandi oculari. Una serie di microscopiche dita appuntite le accarezzano l’incavo delle braccia e le areole, facendola trasalire. Invia il comando di massima apertura dei filtri e predispone i mobot per l’aggancio delle caratteristiche organiche dell’ambiente bypassando la traduzione.L’impatto è equivalente allo spalancarsi di un portone su una fornace ardente. Una massa di calore bianco che la brucia dall’interno, lasciandole al tempo stesso la sensazione di una marea di frammenti di ghiaccio a scavargli la pelle. Gli automatismi di sicurezza della tuta reimpostano il filtraggio e compensano con neuroinibitori praticamente ogni molecola del suo corpo. Sente le orecchie prendere fuoco e trasmettere un messaggio cifrato lungo il collo e l’esofago. Una valanga di contrasti che si riversano interamente nella vagina in maniera talmente violenta da spezzarle il fiato e succhiarle via l’aria dalla gola. Il passaggio di un blocco di materia oscura gelido e bollente. Keira si sente stimolata in punti sensibili che non sapeva neanche di possedere. Una penetrazione immateriale che si manifesta in ogni centimetro quadrato del suo organismo. Un’altra scarica le fa tendere il corpo costringendola ad alzarsi sulle punte dei piedi come fosse tirata dall’alto da fili invisibili. L’intero fisico viene scosso da tremori sempre più forti. Prova a camminare, barcolla goffamente cercando appigli mentre ansima sempre più in fretta e il vapore condensa ormai liberamente dentro il casco.Cade tra gli arbusti, contorcendosi sotto le carezze di centinaia di mani astratte. Cerca di rimettersi in ginocchio, afferra il corpo solido di un vegetale tozzo e squadrato, stringendolo con tutte le sue forze mentre le letture della visiera ondeggiano paurosamente. Quando la sensazione di caldo e freddo le afferra i glutei scaricandosi dentro l’ano, grida come non pensava di riuscire mai a fare. Un orgasmo interminabile, che la scaraventa in un luogo fatto di nebbie ancestrali dove la mente si perde dentro un labirinto di fuochi che bruciano ogni cellula per poi rigenerarla.Il battito martellante nel petto si attutisce lentamente. La tuta non reagisce, gran parte dei sistemi sono andati fuori scala, la visiera mostra informazioni sovrapposte alle traduzioni semantiche come immagini di cartone su uno sfondo disegnato. Respirando affannosamente Keira prova a liberarsi, a superare il senso di sfinimento. I nutritivi e le neurosostanze perdono progressivamente efficacia riuscendo a compensare solo in parte le fatiche sessuali. Quando riacquista lucidità subentra il panico. Ovunque vegetazione lussureggiante, disordinata, un robusto assemblaggio di materia organica vegetale nelle forme più varie che abbia mai visto, irradiante surplus informativi in grado di sovraccaricare qualunque sistema sensorio. E infatti i mobot sono sovraccarichi. Reimposta tutti i parametri e scruta le letture: foreste di impressioni informative immerse in un caos privo di qualunque orientamento. Cerca tra le fessure di ogni sottosistema, ricavandone interpretazioni frammentarie. I filtri al massimo hanno bloccato le devastanti percezioni olfattive. La jungla, la brina che ora si trova appiccicata su tutta la superficie della tuta, sono bolle appiccicose che incombono senza tregua.
Un’idea comincia a formarsi. Una combinazione di miscele gassose e molecole complesse contenute in quella specie di sostanza semiliquida. I mobot che compiono un’opera di traduzione, di comparazione tra ciò che rilevano e quello che già conoscono. La vegetazione di questo mondo ha trovato un modo per eliminare ogni tipo di predatore.
Scoppia in una risata esausta. Estinzione della vita animale causa sfrenata attività sessuale. No, ovviamente il meccanismo è stato diverso per le forme di vita indigene; quello strano mix di atmosfera ed emissioni vegetali ha contaminato solo i sistemi della tuta connessi intimamente al suo organismo, trasferendole un forte stimolo erotico. Scopata dalle piante fino all’esaurimento.
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