Tra i tanti classici del fantahorror che sono in pista per un nuovo reboot al cinema c'è il principe delle bende in persona: la mummia. Concettualmente è forse una creatura ancor più inquietante di vampiri e lupi mannari perché, a differenza di queste due altre creature fantastiche, le mummie esistono. Certo non si muovono, non vagano a mani tese verso le loro vittime, ma chi non ha provato una certa apprensione nel fissare faraoni egizi incartapecoriti oppure il corpo di Oetzi (la mummia del Similaun) o a essere circondato dalla folla silenziosa delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo?
The Mummy con Boris Karloff del 1932 è un mito del cinema, mentre la versione del 1999 con Brendan Fraser ha riportato un ottimo risultato commerciale. Ecco quindi che la Universal Pictures ha tutte le intenzioni di mantenere il suo programma e di uscire entro il 2014 con il reboot. Prima ha preso alla regia Len Wiseman (Underworld, Total Recall), poi ha messo in produzione la coppia Roberto Orci e Alex Kurtzman (Star Trek), quindi ha chiesto di scrivere la sceneggiatura a Jon Spaiths (Prometheus). E poi ha chiesto di scrivere la sceneggiatura a Billy Ray (The Hunger Games, State of Play).
No, non si tratta di un errore o di un refuso. La Universal ha chiesto due sceneggiature separate in modo da ritardare la produzione del film se non fosse contenta della prima. Certo i più cattivi tra noi potrebbero comunque far notare che in Prometheus la piramide (di solito collegata a una mummia) era stata gestita in modo pessimo.
Entrambe le sceneggiature sono ambientate ai giorni nostri, ma non si sa se siano differenti e con personaggi diversi oppure se siano due punti di vista dello stesso plot di base. Una fonte interna ha anche detto che "gli studi cinematografici non girano film, rilasciano date di uscita", a conferma che quello che è importante è non bloccarsi con il rischio di non portare a termine il progetto o di doverlo rappezzare all'ultimo momento.
Sempre che la produzione, magari poco convinta da entrambe, non decida di fare un "frankenstein" delle due sceneggiature.
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