La palla di fango
Le parti azzurre erano tanta acqua, come i serbatoi idro ma più profonda, e le parti di altri colori erano fango, come i giardini di terra ma più grossi. Era il cielo che non riusciva a capire. Il cielo era un’altra palla che avvolgeva la palla di fango, diceva papà, ma non potevano mostrarla nel modello del globo, perché non si vedeva. Era trasparente, come l’aria. Era aria. Ma azzurra. Una palla d’aria, e da sotto sembrava azzurra, ed era fuori della palla di fango. Aria fuori. Questo era strano davvero. C’era aria dentro la palla di fango? No, diceva papà, solo terra. Si viveva all’esterno della palla di fango, come gli evamen che fanno eva, solo che non dovevi metterti la tuta. Si poteva respirare l’aria azzurra, come quando sei dentro. Di notte si vedeva il nero e le stelle, come quando si fa eva, diceva papà, ma di giorno si vedeva solo l’azzurro. Lei chiese perché. Perché la luce è più brillante delle stelle, rispose lui. Luce azzurra? No; la stella che la mandava era gialla, ma con tutta quell’aria sembrava azzurra. Lei rinunciò. Era tutto così difficile, ed era tanto tempo fa. E non aveva importanza.
Certo che sarebbero “atterrati” su qualche altra palla di fango, ma non succederà se non quando lei sarà molto vecchia, quasi morta, una sessantacinquenne. A quel punto, se avesse avuto importanza, avrebbe capito.
Definizione privativa
Nel mondo, sono vivi gli esseri umani, le piante e i batteri.
I batteri vivono dentro e sugli esseri umani, le piante, i terreni e le altre cose, e sono vivi ma non visibili. Spesso non è visibile nemmeno l’attività di grandi quantità di batteri, o pare semplicemente una caratteristica dell’ospite. La loro vita è su un altro ordine. Di regola, ordini diversi non riescono a percepirsi a vicenda, se non per mezzo di strumenti che permettono una percezione su scala differente. Con quegli strumenti si rimane a guardare, meravigliati, il mondo che rivelano. Ma lo strumento non rivela il mondo d’ordine maggiore al mondo di ordine minore, che va avanti ordinato, indisturbato e inconsapevole, finché improvvisamente la goccia non si secca sul vetrino. La reciprocità è cosa rara.
E lì il mondo d’ordine minore che si rivela è un mondo austero. Nessuna ameba che se ne va sgocciolando, nessun aggraziato paramecio multicolore, nessun rotifero aspirapolvere; nessuna creatura più grande dei batteri, che continuano a sussultare sotto l’impatto delle molecole.
E certi batteri soltanto. Niente muffe, niente lieviti fuori controllo. Nessun virus (un altro ordine più giù). Niente che causi malattie negli esseri umani o nelle piante. Niente tranne i batteri necessari, quelli che fanno le pulizie, che digeriscono, che producono lo sporco, lo sporco pulito. Nel mondo non esiste cancrena, o setticemia. Niente raffreddore di testa, niente influenza, niente morbillo, niente peste, niente tifo, febbre tifoide, tubercolosi, AIDS, dengue, colera, febbre gialla, Ebola, sifilide, poliomielite, lebbra, bilharziosi o herpes, niente varicella, ulcere fredde o fuoco di Sant’Antonio. Niente malattia di Lyme. Niente zecche. Niente malaria. Niente zanzare. Niente pulci, mosche, scarafaggi o ragni, niente scarabei o vermi. Nel mondo non c’è niente con meno o più di due zampe. Niente con le ali. Niente che succhia il sangue. Niente che si nasconde in minuscole fessure, agita viticci, sgattaiola nell’ombra, depone le uova, si lava la pelliccia, fa scattare le mandibole, o fa tre giri su di sé prima di stendersi col naso sulla coda. Non c’è niente con la coda. Nel mondo non c’è niente che ha tentacoli, pinne, zampe o artigli. Nel mondo non c’è niente che volteggia. Niente che nuota. Niente che fa le fusa, abbaia, ringhia, ruggisce, cinguetta, trilla o lancia ripetutamente due note, una quarta discendente, per tre mesi l’anno. Non esistono mesi nell’anno. Non esiste la luna. Non esiste l’anno. Non esiste il sole. Il tempo è diviso in cicliluce, ciclibuio e decadi. Ogni 365,25 cicli c’è una celebrazione e si cambia un numero chiamato Anno. Questo Anno è il 141. Lo dice l’orologio della classe, a scuola.
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