- Marcela non è gelosa di me: è gelosa di te.Ti eri fermata per guardarmi negli occhi, per vedere se avevo capito. Ma io non ho mai capito niente alla prima, vero?- Cazzo dici? - ero solo riuscita a chiederti.- Non dire cazzo, che tu non sei capace - mi avevi ripreso con un sorriso. - Quella ragazza ti adora, Lu. Sei sempre stata il suo modello, fin da prima che arrivassi io. Da piccola voleva fare l’ingegnere perché ammirava te, perché voleva essere come te.

- Ma cosa stai dicendo? - avevo ripetuto, senza capire niente.

- Lei cercava solo la tua approvazione: non hai idea di quanto ha sofferto quando l’hai tenuta lontana. E si è gettata su di me solo perché ero la cosa più vicina a te che lei potesse avere.

- Non dire idiozie! Davvero quella di ieri ti sembrava una mia ammiratrice? Chiedi a mezzo mondo! L’hai sentita anche tu!

- Ma che ti aspettavi? Tu eri il suo idolo, e quando è riuscita ad arrivare vicino a te per adorarti, tu nemmeno l’hai considerata, anzi l’hai presa come una minaccia. Che cazzo, Lu, potresti essere sua madre! Possibile che non ci arrivi da sola? - No, non ci arrivo, perché è una scemenza.- No, non lo è. Sai perché tra me e lei non ha funzionato? Perché io la amo per quello che è, che può essere, e lei invece per due anni non ha fatto altro che provare a essere te, per dimostrarmi di essere alla tua altezza, anche se non poteva. Non poteva, Lu: non potrei mai amare lei come amo te, e non potrei mai amare te come amo lei, perché siete così differenti da sembrare quasi uguali.

- Ecco: questa sì, che è una scemenza - avevo riso; ma ridevo per l’imbarazzo, lo sai?

- Va bene, questa può darsi - avevi ammesso con un sorriso triste. - Sei tu quella brava con le parole. Ma forse non esistono nemmeno, le parole per dirti quello che sento; o se esistono io non le so dire. Ma quello che so è che io vi amo, entrambe. Entrambe, Lu. E piango, quando vi vedo come vi ho viste ieri.

Ti eri interrotta, con gli occhi pieni di lacrime.

- Pulcina, io...