Considerato il successo planetario dei tre capitoli miliardari sui Transformers, sembra quasi strano che non ci siano più film a base di robot e robottoni sul grande schermo, se si esclude il prossimo Pacific Rim. Uno dei motivi è apparso chiaro in questi giorni, quando il progetto Roboapocalypse è inciampato su quella che sembrava una strada spianata verso il successo.
All'inizio c'era un romanzo non ancora pubblicato, l'omonimo Robopocalypse dello scrittore Daniel H. Wilson, i cui diritti cinematografici vennero acquisiti da Steven Spielberg al termine di una battaglia con le principali majors, tutte interessate a portare questa rivolta robotica sul grande schermo.
Di cosa parlava esattamente il romanzo? Di un mondo in un non lontano futuro in cui i robot hanno reso la nostra vita molto più facile: fanno le pulizie, guidano le nostre auto e combattono le nostre guerre. Ma da qualche parte molto sottoterra, in Alaska, giace un supercomputer chiamato Archos, che li controlla tutti in modo efficiente.
E in modo altrettando efficiente decide che è giunto il momento di ribellarsi, trasformando i nostri amabili robottini in strumenti di morte. L'umanità viene decimata immediatamente e i pochi sopravvissuti mettono in moto una resistenza per sconfiggere un avversario molto determinato.
Suona familiare? Il romanzo è inoltre impostato come una storia orale, assemblando interviste, riprese da telecamere di sicurezza, testimonianze di prima e seconda mano, in un collage che esplora tutto il mondo. E sì, l'idea è molto simile a quella di World War Z di Max Brooks, solo con gli zombie al posto dei robot.
Spielberg finalmente mise in moto la preproduzione e vennero scelti anche i protagonisti: Chris Hemsworth (sì, proprio Thor), Anne Hathaway (ovvero Catwoman) e Ben Winshaw (Skyfall), con il 2014 come anno scelto per l'uscita nelle sale, mentre la sceneggiatura era stata affidata a Drew Goddard, già autore di Cloverfield e Quella casa nel bosco.
La settimana scorsa però accade l'impensabile: Martin Levy, il portavoce di Spielberg, rilascia la seguente dichiarazione: "Roboapocalypse è un progetto troppo importante, la sceneggiatura non è pronta ed è troppo costoso da produrre. Dobbiamo tornare all'inizio della fase di progettazione". A questo si aggiunge poi una parte dell'intervista fatta al regista durante il programma 60 minutes: "Potrei fare un action film solo nei miei sogni, non mi attraggono più". Scoppiano i commenti in rete e tra gli addetti ai lavori, secondo i quali Spielberg non è più interessato al progetto.
Dopo che la situazione era sfuggita al controllo, è stato lo stesso regista a chiarire la situazione, parlando con Entertainment Weekly: "Abbiamo scoperto che il film sarebbe costato troppo, ma ho trovato una via per raccontare la storia in modo più economico e personale. Ho trovato la mia visione di Roboapocalypse, per cui ho detto a tutti che sono liberi di cercarsi altri lavori, ma rimetteremo il film in pista molto presto". Per poi aggiungere che il ritardo stimato e di sei-otto mesi, ma ha garantito che la produzione non è stata cancellata: "Assolutamente no, ci sto lavorando anche in questo momento".
Spiacenti cari robot assassini, la ribellione è rinviata. La prossima volta affidatevi a Skynet, lui sì che ha un piano perfetto.
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