Come guidato da una forza ignota attraversavo i percorsi irregolari ascendenti e discendenti tra le case in disfacimento. Mi aggiravo senza capire la meta in una dimensione impenetrabile. Ero perso in quel groviglio che sembrava non avesse tempo. Poi sentii un fruscio sul lato. Con la coda dell’occhio feci in tempo a vedere l’ombra bianca che sgusciava da un vicolo per scivolare, attraverso un portale ridotto in pezzi, dentro un imponente palazzo diroccato.
In pochi istanti ero lì. Mi introdussi cauto mentre il sudore scendeva appiccicoso sulla mia schiena. Il buio era sempre più fitto, palpabile e denso. Ebbi la sensazione di ascoltare mille mormorii inavvertibili mentre mille occhi mi fissavano e mi spiavano.
Procedevo diretto con le mani che toccavano i muri umidi e friabili che si frantumavano sotto le dita. C’era tutta la decadenza di un luogo abbandonato.
Andai avanti tra scale, corridoi e varchi assillato dalla necessità di avere un punto di riferimento, un appiglio in quella palude di inchiostro nero bollente che mi affogava e mi toglieva il fiato. Mi vedevo dall'esterno confuso ed incerto.
Poi osservai una luce sottile che si insinuava da una fessura. Allungai i passi: lo spiraglio di luce dapprima lontano si è fece sempre più vicino. Cercai un appoggio. Trovai una maniglia.
Fui inondato dalla luce. Fissai le immagini che dopo il buio pesto riprendevano contorni e definizioni. Ero in un ampio salone vuoto, freddo e impersonale e c’era una calma piatta.
Poi udii lievi sussurri. Fu come palpare il presagio già minacciato nel sogno. Li intravidi subito. I primi quattro Esseri spenti mi vennero incontro avvolti nei loro sudari bianchi da cavie umane. Sembravano presenze incorporee in cerca di vendetta che muovevano leggere quasi sfiorando il pavimento, come fossero in levitazione. Pensai che fosse una visione d'orrore che superava ogni ordine di grandezza. Poi ne sbucarono altri da tutti i lati. Sempre di più. Avanzavano in un ritmo sonnambolico. Il tempo si dilatava all’infinito e loro sembravano immagini contorte di specchi deformi mentre ;i sussurri di prima si erano fatti sempre più insistenti producendo un’angosciante e monotona cantilena funebre. ;;;Mi erano addosso, come creature maledette, in una vertigine terrificante che risvegliava tutti i miei incubi e le mie più ancestrali e oscure paure. Mi stringevano in un cerchio, toccandomi e spingendomi e mi pressavano in modo sempre più forte da ogni lato, con il tono sempre più alto di quel folle mantra che mi ossessionava. Mi mancava l’aria e mi sentii soffocare.
All’improvviso quella cantilena martellante e maniacale finì. La ressa manicomiale di mani, braccia e facce deformi si interruppe. La bambina, la piccola dama bianca era lì. Fece un cenno e la folla invasata di Esseri spenti si aprì. Passò tra loro con il suo incedere lento mentre la guardavo ancora stremato dall’angoscia ma sempre più rassicurato dalla sua presenza. Osservai il suo viso, il suo pallore straniante, era ancora più magra di come l’avevo immaginata. Ma non aveva gli occhi spenti e le pupille vuote e lattiginose del mio sogno oppressivo. Come una creatura benefica sembrava essere giunta al momento giusto.
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