Probabilmente è colpa di Herbert George Wells. Se questro padre nobile della fantascienza avesse scelto Venere o Titano o una lontana stella come base di partenza per la sua guerra dei mondi le cose sarebbero andate in modo differente. Certo, in seguito non sono mancate invasioni arrivate da altre remote profondità spaziali, ma per il nostro inconscio collettivo il pianeta nemico, la sede delle malvage intelligenze a noi ostili, l'abitazione degli ometti verdi, resta sempre Marte. Nei decenni attacchi di ogni tipo sono arrivati dal pianeta rosso, subdoli, diretti, addirittura mistici; a volte l'umanità è sopravvissuta, altre volte è stata sconfitta, a volte la situazione si è risolta in un pareggio.
E' questo il caso della più sfrontata e irriverente delle tante invasioni arrivate dal pianeta rosso, quella raccontata da Fredric Brown in Marziani, andate a casa!
Niente astronavi, raggi lampeggianti nella notte, città in fiamme, folle in fuga disordinata e disperati tentativi di respingere gli esili ma letali tripodi marziani, questa volta. Purtroppo nemmeno nessun bacillo o canzone anno cinquanta a salvare noi poveri terrestri da un'invasione che ci porterà sull'orlo (e anche oltre) di una crisi di nervi.
Luke Devereaux è decisamente in difficoltà, si è appena separato e non riesce nemmeno a incominciare il romanzo di fantascienza il cui anticipo è stato incassato mesi prima. Per risolvere almeno il secondo problema Luke si è ritirato in un capanno sperso nell'arido sud della California: pur di ritrovare l'ispirazione ha perfino limitato a cinque i bicchieri di whiskey quotidiani.
Dopo giorni di tormento il barlume di una buona idea si affaccia alla mente dello scrittore, qualcosa sui marziani, ma in quel preciso istante qualcuno bussa alla porta. Scocciato e sconcertato Luke apre la porta e si trova di fronte, o meglio all'altezza delle ginocchia, un ometto verde che afferma di provenire da un pianeta con due lune.
E' l'inizio di un incubo non solo per il povero Luke, ma per tutta l'umanità, l'invasione dei marziani è totale e assoluta, nessuno è in grado di ucciderli e nemmeno di scacciarli, non ci sono posti sicuri o barriere invalicabili per queste moleste presenze.
Irriverenti e impiccioni i marziani paiono godere nel mettere in imbarazzo gli umani, rivelando piccoli e grandi segreti o apparendo nei momenti meno opportuni, come la prima notte di nozze.
Mentre i nervi e l'economia dell'umanità lentamente collassano molti provano a trovare un modo per liberare la terra dalla scomoda presenza degli impiccioni verdi. Qualcuno riuscirà nell'intento o davvero i marziani sono destinati a essere una presenza costante, e in questo caso quanto potrà resistere l'umanità prima di scivolare nella follia?
La fantascienza umoristica è un genere difficile, ci vuole fegato a correre il rischio di oltrepassare il labile confine con il ridicolo, forse per questo non ci sono tante opere con questa particolare impronta.
Fredrick Brown può permettersi di scherzare anche con un tema serissimo come l'invasione dei marziani, e perfino raffigurarli come piccoli ometti verdi, senza nessun timore.
I suoi marziani, sempre che davvero vengano dall'unico pianeta del sistema solare con due lune, sono infantili, ficcanaso, prolissi, sfrontati, dispettosi e invadenti, una vera piaga.
Le ipotesi sulla loro vera natura si moltiplicano ma nessuna sembra perfetta, anche i molti modi provati per resistere alla loro assillante presenza falliscono, i tentativi per dialogare con loro sono fallimentari quanto quelli di ignorarli.
Disgustati dalle abitudini umane ma nel contempo curiosi di conoscerle a fondo, gli ometti verdi di Brown riescono a farci rimpiangere gli enormi tripodi e i loro raggi mortali.
Almeno quelli potevano solo ammazzarti, un breve attimo di dolore e tutto era finito.
Maestro del racconto, specialmente quello brevissimo, Brown riesce anche nei suoi pochi romanzi a centrare il bersaglio, Marziani, andate a casa! è divertente e ironico, scritto sul filo della dissacrazione di uno dei principali tòpos della fantascienza.
Il finale è splendido, lascia il dubbio su quello che sia veramente successo, come se Brown volesse lasciare al lettore la scelta... e tra scienza, filosofia e magia africana quasi quasi l'ultima sembra preferibile.
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