Piccolo film girato interamente in digitale da Joel Schumacher, già regista dei Batman del dopo Tim Burton, Tigerland racconta la storia di un campo di addestramento militare nella Louisiana del 1971. Un posto dove persone comuni venivano trasformate in soldati prima di essere spediti in Vietnam a combattere una guerra persa che non sentivano loro. Un film non tanto sul conflitto nel sudest asiatico quanto - piuttosto - sulla paura di perdere la vita e la gioventù lontano da casa. Ed è su questo sfondo emozionale che il regista ha portato sullo schermo le memorie del reduce Ross Klavan riguardanti le folli dinamiche interne ad un piccolo plotone di ragazzi con nulla in comune costretti dall'oggi al domani a diventare soldati. Su tutti si erge la figura di Bozz, un enigmatico e fascinoso texano, insofferente e ribelle. Pur non mostrando nulla di nuovo che non si sia già visto in altre pellicole belliche da Full Metal Jacket in giù, Tigerland è un'opera semplice, diretta ed intrigante, perché ancora una volta mette lo spettatore dinanzi al terrore della morte e alla disperazione derivata dall'estraniamento dell'esistenza. Una pellicola contro la leva obbligatoria e quel senso di ineluttabilità che il conflitto in Vietnam ha portato con sé per un'intera generazione di persone.