Dario Tonani, scrittore

Dario Tonani
Dario Tonani
1952, sessant’anni. Io non era ancora nato. Le riviste italiane di fantascienza sì, a stretto giro di posta l’una dall’altra: prima Scienza Fantastica (aprile) e sei mesi dopo Urania (ottobre).Sessant’anni: una finestra temporale importante. Sogni che nascono e muoiono, previsioni azzeccate (qualcuna) e clamorosamente sbagliate altre (parecchie). Da un lato la scienza, dall’altro la sua “controparte” immaginifica, proiettata a dare il meglio di sé proprio nell’azzardo, nella forbice tra realtà e fantasia. Era il 1952: un brillante scienziato di Boston - Paul Zoll - ideava il primo rudimentale pacemaker, mentre due biologi anche loro statunitensi - Robert W. Briggs e Thomas J. King - clonavano il primo essere vivente, una rana. Temi quelli della medicina d’avanguardia e della clonazione a cui la science fiction avrebbe strizzato l’occhio un’infinità di volte nel corso della sua storia.

E questo proprio mentre sul numero 1 di Urania, Arthur C. Clarke, ne Le sabbie di Marte, fissava temporalmente la conquista del Pianeta Rosso attorno al 1990. Data che oggi è già abbondantemente ieri.

Marte, le automobili volanti, gli androidi tra noi: quanti autori, in questi sessant’anni, hanno sbagliato il tiro collocando le loro previsioni in quello che oggi è il nostro passato? Quanti altri “bucheranno” ancora? Nel mio piccolo, ci cascherò probabilmente anch’io, dato che i miei “+toon” di Infect@ (Urania, aprile 2007) dovrebbero arrivare fra appena 13 anni, nel 2025: per i 75° anniversario della testata mondadoriana saranno già “fuori bersaglio” (grazie di averci provato, Tonani!).

Tant’è… che bello sbarcare su Marte per primi e aspettare seduti in poltrona, con un bel libro o un ebook, gli astronauti in carne, ossa e tuta spaziale. Per questo, grazie Asimov, Bradbury, Clarke, Dick… Siete stati l’ABCD (& co.) dei nostri sogni. Grazie Urania, grazie fantascienza!

Francesco Verso, scrittore

Due sono le date che hanno segnato la mia breve ma intensa carriera nel campo della fantascienza:

Francesco Verso
Francesco Verso
 luglio 2009, ricevo una telefona da parte di Giuseppe Lippi e Sergio Altieri, allora direttore di Mondadori Edicola, i quali mi comunicano che e-Doll ha vinto il premio Urania. Ho passato i successivi cinque giorni a cantare a squarciagola “HO VINTO IL PREMIO URANIA!” con il rischio di essere preso per scemo, sia in macchina, che in motorino.

Luglio 2011, ricevo una mail da Silvio Sosio, direttore della Delos Books, il quale mi informa che Livido si è aggiudicato il premio Odissea. Stessa cosa, stessa piacevolissima figuraccia, seppure il premio sia cambiato.

Questo per dire che Urania e Odissea rappresentano, almeno per me, il vertice dell’editoria fantascientifica in Italia. Nel caso di Urania – la quale per molti è sinonimo stesso di fantascienza – parliamo di un vertice che perdura da sessanta anni, sin dalla nascita del genere nel nostro paese. Senza queste due realtà quindi, i lettori italiani non conoscerebbero granché di quanto invece agita il panorama della fantascienza al di là delle Alpi. E forse sarebbero indotti a credere che la fantascienza, considerata morta da noi, sia morta dovunque, e forse resterebbero delusi dalla constatazione che grandi autori del passato, gli Asimov e i Dick o firme storiche della narrativa, come  Ballard e Gibson, non hanno avuto successori, né epigoni. Invece non è così. Le redazioni di Urania e Delos, seppure tra difficoltà e problemi, continuano a tenere accesa la luce del fantastico e a diffondere opere in cui pochi altri editori crederebbero. Per miopia commerciale? Per politica editoriale? Agli occhi dei lettori poco conta, perché finché potremo attingere ai loro cataloghi, cartacei ed elettronici, la fantascienza continuerà a solleticare la nostra immaginazione e a soddisfare la nostra curiosità.