Come Fruttero & Lucentini scrissero in seguito, la fantascienza vinse e stravinse la sua battaglia: da

Carlo Fruttero e Franco Lucentini (illustrazione di Giuseppe Festino)
Carlo Fruttero e Franco Lucentini (illustrazione di Giuseppe Festino)
 genere sottovalutato e disprezzato conobbe, tra la metà degli anni Sessanta e i vent’anni successivi, uno straordinario successo di pubblico e critica. Poi, alla fine degli anni Novanta e soprattutto nei primi del XXI° secolo, la sua sorte in Italia si appannò, le collane chiusero una dopo l’altra e solo poche sentinelle rimasero in piedi, fra cui Urania. Il fatto si spiega forse con il trionfo del romanzo per tutti, quel macrogenere massimalista che è il thriller- verité-sentimentalité di cui ci nutriamo da mane a sera, perché riesce a contrabbandare abbastanza astutamente le sue fantasie domestiche per indagini sulla realtà. Sicché oggi il mercato è dominato dalla fantasy da una parte e dal thriller dall’altra, cioè dai due estremi della narrativa romantica; mentre non sembra rimanere molto spazio per un genere d’immaginario paradossale, spesso agnostico, lucido per mestiere e solo occasionalmente consolatorio com’è la sf. La quale, per giunta, parla di futuro, fisica delle particelle e universi a più dimensioni non per preconizzare la fine dei tempi o l’avvento dell’Anticristo, ma per riflettere, sia pur ludicamente, sul fatto che siamo seduti su un piccolo mondo fra i tanti, e che quel granello di sabbia (tutto ciò che abbiamo a portata di mano) è per giunta una polveriera.No, meglio gli esorcisti che risolvono tutto. Meglio gli eterni investigatori, specie se violenti, i serial killer, le indagini sul marcio di tutti i giorni. Meglio l’amore, la passione, la famiglia e via discorrendo. Come dar torto a quei lettori, a quegli spettatori? Ma un manipolo di fedeli la fantascienza lo conserverà sempre: sono gli imprescindibili (come diceva Brecht per altre ragioni), gli insoddisfatti della melevisione, gli scontenti della stampa periodica sponsorizzata e delle tre dimensioni. Tra i più anziani di loro c’è chi ricorda ancora come tuonassero i benpensanti negli anni Cinquanta: sulla luna non andremo mai! Ora la luna è alle nostre spalle, altre sfide ci aspettano. È a quegli imprescindibili, a tutti i lettori insoddisfatti che “Urania” è dedicata, e a cui rivolge gli auguri di questa sessantesima annata. Avvertendo gli altri che, a non coglierne nemmeno un assaggio, perderanno più di un bel romanzo e di una brillante raccolta di racconti tout-court.Per gentile concessione della Arnoldo Mondadori Editore (dal blog di “Urania”)