A guidare la spedizione c’è Elizabeth Shaw, immaginata in maniera ben diversa dal tenente Ripley di Alien per evitare qualsiasi fastidioso confronto. È lei la principale autrice della scoperta della “mappa stellare” comune a diverse civiltà antiche, e sostenitrice della missione interstellare per andare a incontrare gli Ingegneri, i creatori: una moderna ricerca di Dio, nella sua personale visione della fede. Noomi Rapace, che ne interpreta il personaggio, proveniente dal teatro e dalla televisione svedese, ha esordito al cinema nelle trasposizioni dei best-seller di Stieg Larsson Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta. A Hollywood ha calcato le scene del sequel di Sherlock Holmes, prima di essere scritturata da Scott per il ruolo dell’eroina di Prometheus. L’altra donna del cast è Charlize Theron, l’emissaria della Wyland Corporation, che ha organizzato e finanziato la missione Prometheus. Inviata insieme al resto dell’equipaggio per assicurare gli interessi della compagnia, la donna si dimostra essere fin da subito un’ambigua doppiogiochista con un proprio piano da portare a termine. In ciò si ritrova spalla a spalla con David, l’androide dell’equipaggio (una presenza fissa nei film della saga di Alien), che nel corso della missione si ritrova a sviluppare una personalità in rotta con quella dei suo colleghi umani. Il personaggio di David aggiunge un punto di vista peculiare all’interno della storia, quello del robot che naturalmente non può condividere il senso delle domande che si pongono gli umani – chi siano i loro creatori – perché egli sa benissimo che ad averlo creato sono gli esseri umani stessi. La sua personalità ribelle si ispira, per stessa ammissione dell’attore Michael Fassbender, a quella degli androidi di Blade Runner e di HAL9000 in 2001: Odissea nello spazio. Un robot, cioè, che nell’interrogarsi sulla propria anima e sulla propria natura finisce per coltivare un odio nei confronti dei suoi creatori. Straordinario caratterista, divisosi tra film di grande impegno (Hunger in cui interpreta un’attivista dell’Irlanda del Nord morto in carcere durante uno sciopero della fame, A Dangerous Method in cui è il fondatore della psichiatria Carl Jung) e blockbuster di successo (300 e X-Men – L’Inizio nella parte di Magneto), Fassbender è riuscito a fare del suo personaggio il vero protagonista di Prometheus, come ci si aspettava da un grande film di fantascienza.Ma a catturare l’attenzione del pubblico e a occupare tutta la scena sono gli Ingegneri, i creatori dell’umanità, che fin dallo spettacolare incipit del film promettono di non far sentire troppo la mancanza – o piuttosto la carenza – dei terribili xenomorfi di Alien. Ridley Scott ha voluto che gli Ingegneri, disegnati da Carlos Huante, già concept artist di film quali Eragon, La guerra dei mondi, L’acchiappasogni e Men in Black II, si ispirassero alla scultura greca, suggerendo l’idea che gli dei greco-romani altri non fossero se non gli Ingegneri stessi, o almeno una loro rappresentazione idealizzata. Simili quasi in tutto a noi, se non per la loro pelle diafana e le dimensioni statuarie, sono loro a rivelarsi i veri antagonisti del film: creatori decisi a sterminare la nostra razza utilizzando le spaventose armi biologiche che i fan della saga di Alien ben conoscono.
Prometheus: il destino maledetto dell’Uomo secondo Ridley Scott
Tutti i diritti riservati ©2012 Roberto Paura e Associazione Delos Books
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID