Stralci di futuro, impressioni di tecnologie sfolgoranti, e il senso di una vita che si allunga e sfocia nel transumano, forse nel postumano.
La ragione di esistere di quest’angolo all’interno di Delos – Pillole del Basso Futuro, argomento che poi sfocia nell’altra mia rubrica, Postumanismo – è sempre lo stesso da un numero ormai considerevole di anni: indagare i germi del Presente così da cominciare a intravedere cosa il Futuro, più o meno remoto, potrà riservarci; ovvero, quali tendenze sono individuabili fin da adesso e quali, invece, possano essere soltanto estrapolate oltre la cortina impenetrabile dell’Orizzonte degli Eventi.
Mentre nell’ambito Transumano/Postumano non c’è cedimento dell’interesse e la tensione emotiva di chiunque segua l’argomento è sempre notevole (ma prima o poi bisognerà che alcune delle tante promesse fatte divengano reali), nel campo del Basso Futuro ravviso invece una flessione creativa, forse poiché il mondo che si sta verificando non è esattamente come ce l’aspettavamo e, principalmente, non sembra rappresentare nulla di nuovo rispetto al panorama che vedevamo formarsi una decade fa.
Eppure, direte voi, se c’è un momento in cui la tecnologia sembra trionfare è proprio questo; a voler essere pignoli, credo che la tecnologia debba significare progresso perché la sua funzione è indicare la strada per l’evoluzione e dev’essere foriera, quindi, di meraviglia: ovvero, essere lo stupore di un progresso inaspettato o creduto impossibile da raggiungere. Invece a me pare che, così come l’età di Adriano fu il momento di massimo splendore del mondo romano ma rappresentò, soprattutto, l’inizio della sua decadenza (io aggiungerei anche l’accentuazione del suo declino, visto che l’acme dello splendore fu raggiunto sotto il predecessore Traiano), così anche questo attuale trionfo della civiltà digitale con i suoi smartphone, con i suoi sistemi operativi evolutissimi, con la cultura che diventa elettronica e si può trasferire su lettori dedicati o su tavolette che sembrano simulare un Pc (ma che, sia chiaro, non ne raggiungono mai le prestazioni), sia l’evidente sintomo di una decadenza del mondo digitale. Semplicemente perché non si evolve.
Questa è un’eresia? Forse.
Ditemi quale valore aggiunto ho, adesso, che posso smanettare il mio telefonino intelligente (?) con l’interfaccia tattile, come Apple ha insegnato in quest’ultimo lustro? Che cosa ho di nuovo rispetto agli oggetti che mi permettevano di telefonare e navigare, soltanto qualche anno fa? Se non consideriamo la loro velocità di navigazione, che comunque non garantisce quasi mai una fruizione soddisfacente del web pari a quella dell’ADSL o della fibra ottica, non ho nessuna innovazione; nulla, perché i vari sistemi operativi che governano ora questi gadget fanno esattamente le stesse cose degli smartphone con la classica interfaccia a tastiera di anni fa, con l’aggravante che se lo schermo non permette all’utente di essere preciso nell’impartire comandi, o ha problemi di varia natura, voi potreste avere tra le mani un prodotto inutile, da portare a riparare o da buttare, come ben sa chi ha sperimentato il problema dello schermo tattile in avaria. Perderete così tutti i dati, o quantomeno dovrete reinstallare tutto con notevole perdita di tempo e di soldi. Anni fa, avreste potuto perdere l’uso di qualche tasto, ma in qualche modo avreste potuto salvare ciò che più vi stava a cuore, fosse anche solo per portare ciò che vi interessava su un nuovo telefonino.
Chiaramente, lo schermo tattile ha avuto la possibilità di rendere i device molto più sottili e leggeri, perché una tastiera fisica comporta sempre un peso tangibile con cui fare i conti, ma ditemi se c’è davvero un valore aggiunto nello sfogliare i dati come se fossero pagine, invece di premere un tasto: è questo il progresso che ci aspettavamo? Forse siamo stati tutti ingannati da Steve Jobs e dal suo marketing sfrenato e spregiudicato, siamo caduti tutti nella sua trappola perché abbiamo cominciato a pretendere questo tipo di oggetti tattili, li abbiamo chiesti a Nokia, a HTC, a Samsung, a tutti i grandi produttori di telefonini e non solo: ma dov’è, infine, la novità, il progresso? Semplicemente non c’è, abbiamo cambiato soltanto metodo, ma la musica suonata è sempre la stessa.
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