Soldi, soldi, soldi: è la grande criticità dei videogame degli ultimi anni. Sviluppare un gioco costa oggi molto, moltissimo, quanto se non più di un film, sia in termini di investimenti di denaro che di tempo e risorse umane. Così, specie in Giappone, dove parecchie software house hanno sofferto il salto tecnologico dell'era hd, si sta assistendo a una “fuga di cervelli”, dalle console tradizionali a quelle portatili su cui, complici budget più umani, anche vecchi game designer di grido si riscoprono maggiormente liberi di sperimentare. È il caso di Keiichiro Toyama che, lasciati i paesaggi foschi di Silent Hill e Siren, le serie horror di culto cui deve la fama, si è trasferito col delicato surrealismo del suo nuovo progetto, Gravity Rush, nei lidi di Ps Vita, cinque pollici touch screen di tecnologia concentrata griffata Sony, che ha prodotto anche il videogame.
Il titolo nasce e si sviluppa attorno alla profonda passione dell'autore per l'arte, in particolare l'opera del maestro francese Jean Giraud, alias Moebius. Lo stile grafico ricercato così come la città volante del gioco sono un omaggio alle più mirabolanti fantasie della bande dessinée, in un affascinante scambio di suggestioni tra oriente e occidente dove, dal fumetto al videogame, a mischiarsi sono gli stessi linguaggi sulle tracce di un'innovativa alchimia digitale. Fulcro di questo raffinato anime interattivo dal retrogusto francese è Kat, una misteriosa ragazza guidata da un ancor più misterioso gatto nero e capace di manipolare la gravità, soluzione che apre l'avventura a originali scenari ludici da puzzle in cui gli elementi architettonici diventano le tessere mobili di un rubikiano quadro di Escher.
Gravity Rush esprime nella maniera migliore la riscossa della nouvelle vague giapponese che non passa dai soliti blockbuster e si sta ritagliando un posto d'onore anche su Ps Vita dove Sony pubblicherà l'anno prossimo un altro titolo sui generis estremamente interessante, Soul Sacrifice. Dietro al gioco, Keiji Inafune, figura chiave di numerosi successi di Capcom, da Mega Man a Resident Evil e Onimusha. Alla base del titolo l'idea che l'esistenza delle persone sia fatta di sacrifici, che si compiono continuamente per se stessi e per i propri cari. Nel medesimo modo, nel videogame tutto ha un prezzo, che il protagonista, uno stregone impegnato ad affrontare un variegato bestiario di mostri via via più spaventosi, paga sulla sua pelle o su quella dei compagni di ventura. In un crescendo di pathos, ogni magia necessita infatti di immolare letteralmente parti del proprio corpo, fino al sacrificio definitivo richiesto dagli incantesimi più grotteschi e vigorosi. Come venga gestita nell'economia della partita l'eventualità, a quanto pare tutt'altro che remota, della morte del personaggio principale rimane uno degli enigmi di un action game votato al multiplayer cooperativo frutto del lavoro di un piccolo e talentuoso team che sembra comunque avere le credenziali per inserirsi nel filone del più riuscito fantasy nipponico, da Demon's/Dark Souls a Dragon's Dogma, passando per il bestseller Monster Hunter.
Tra i guru che hanno sposato la causa di Ps Vita non poteva mancare ovviamente Hideo Kojima, da sempre estimatore degli hardware di casa Sony. Il re del cinema in formato console non ha ancora annunciato progetti inediti, ma in compenso ha rieditato per Ps Vita alcuni dei suoi maggiori successi. La prima raccolta, già disponibile, è la Metal Gear Solid HD Collection con protagonista l'agente segreto Snake. Nel 2013 toccherà a quella di Zone of the Enders, il gioco ispirato ai cartoni coi robottoni.
La versione Ps Vita della Metal Gear Solid HD Collection segue le uscite per Ps3 e Xbox 360 nel venticinquennale della saga per il quale l'editore Konami potrebbe avere in serbo nelle prossime settimane qualche altra sorpresa. I titoli compresi in questa edizione rimasterizzata per la console touch screen di Sony sono essenzialmente due: Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty e Metal Gear Solid 3: Snake Eater, a cui si aggiungono come bonus i classici a 8 bit Metal Gear e Metal Gear 2: Solid Snake, ma non l'appendice Metal Gear Solid: Peace Walker presente sull'equivalente per Ps3 e Xbox 360. Si tratta di videogame che hanno fatto la storia del digital entertainment così come lo intendiamo oggi. Nei primi anni Duemila, con la loro ambizione, kolossal come Metal Gear Solid 2 e Metal Gear Solid 3 hanno segnato un'intera generazione di console (quella Playstation 2) e di giocatori. Attraverso Snake e sfruttando le caratteristiche del medium per instaurare con il pubblico un dialogo sospeso al di qua e al di là dello schermo, spaziando dalla fantascienza high-tech di Sons of Liberty a quella vintage di Snake Eater, Kojima consegna una serie di riflessioni sui meccanismi del potere le quali anche a distanza di tempo mantengono intatta la forza di un messaggio universale, che non si piega ai ritmi mordi e fuggi delle console da viaggio, ma reclama anche in questa ennesima incarnazione fedele agli originali la stessa dignità dei videogame ammirati sugli schermi più grandi.
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