Ricordo di essere Iracheno, anche se confini non ne ho mai visti se non tracciati da qualcuno e di certo non destinati all’eternità, e anche qual è il mio Dio… lo stesso di tutti.
Ricordo di abitare alla periferia di Falluja e di essere un pastore, un posto come un altro dove vivere e un lavoro come un altro per tirare a campare.
Ricordo di non aver mai toccato un fucile, non mi è mai servito. Ho sempre odiato le armi, pregato e rispettato la vita.
Ricordo che gli aerei americani ci hanno bombardato, attacchi intelligenti e preventivi per proteggere il loro popolo dai terroristi. Potrei anche capirli, ma a piedi non è che abbia potuto allontanarmi più di tanto da casa mia. Anche volendo non avrei saputo da che parte andare.
Ricordo la bomba che mi è esplosa vicina, non a sufficienza per uccidermi, abbastanza prossima da farmi perdere la memoria.
Ricordo che casa mia era quella stamberga messa bene rispetto alle altre, ci ho lavorato parecchio per darle un bell’aspetto e renderla il più comoda possibile, e che dentro c’erano mia moglie e i miei tre figli. Volevo andare da loro per portarli in salvo, speravo di farcela ma l’altra bomba è arrivata prima.
Tutto questo ricordo, e anche se non capisco fino in fondo il senso di distruggere un villaggio con poche famiglie d’agricoltori e pastori nonostante questa mia nuova essenza e comprensione, so, che come tutto il resto, non è importante.
La vita è solo un sogno, come tutte le cose che iniziano e poi finiscono, quindi non è reale.
Questo non è il mio posto, non lo è mai stato e mai avrebbe dovuto esserlo. Purtroppo c’è stato un disguido. Può succedere.
Ora, ricordi a parte, ho una verità in più. Devo proseguire, andare oltre.
In paradiso? Volendo… ma come ho appena detto, non è importante. ;La verità è un’altra, e a parole, non la so spiegare.
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