- Tutto il paese sa, Ardelan Takzir. Ma non devi temere nulla da noi.- È facile per voi dirlo, -  ribatté Ardelan con convinzione  - ma sapete bene cosa voleva farmi il figlio del podestà.Laureel annuì.

- Saranno presi provvedimenti. Poiché suo padre è la massima autorità del villaggio, non penso che subirà delle conseguenze, e questo, figliolo, sarà un bene, perché così il nostro Arkad non avrà alcun motivo per vendicarsi di te. Ma al tempo stesso, saprà di non poterti toccare nuovamente. Sarebbe troppo rischioso per il buon nome della sua famiglia. Ti lascerà in pace.

Nel pronunciare quelle ultime parole, il precettore accarezzò la lunga chioma bionda del ragazzo.

Vidi Ardelan riprendere un po’ di colore, e di fiducia.

- Vi porto dalla mamma. -  disse infine.

Il ragazzo si alzò e scostò una tenda alle proprie spalle.

Doohna Takzir giaceva distesa in un letto al centro di una stanzetta in penombra, emettendo rantolii e colpi di tosse. L’aria sapeva di marcio e a me vennero i brividi.

Suo figlio le si avvicinò, poi si abbassò, prese un panno immerso in un recipiente colmo d’acqua, lo strizzò e glielo mise sulla fronte. Quindi la baciò con dolcezza sulla guancia. La donna aprì gli occhi per un istante. Sorrise.

Sulle prime mi bloccai a un metro dalla porta, ma la mano di Laureel premette impietosa sulla mia schiena, costringendomi ad affrontare quella rivelazione. Quando mi fui avvicinato abbastanza, vidi la sua pelle grinzosa, ormai incapace di rigenerarsi e priva, come tutto il povero corpo che avevo dinanzi, di qualsiasi anelito vitale. Tremai, al pensiero che avevo visto quella donna in buona salute, appena una decina di giorni prima di quel momento.

Poco dopo Ardelan uscì e mi lasciò nella stanza con Laureel e sua madre.

- Questa donna sta... morendo? Quale male l’ha colpita? -  domandai.