Space Battleship Yamato è la versione live action di uno degli anime, poi anche manga, più famosi di Leiji Matsumoto, che in Italia è arrivato, nel 1980, con il nome Star Blazers.
I nomi in inglese della serie e dei personaggi, non erano dovuti tanto alla fantasia degli adattatori italiani dell'epoca, bensì al fatto che si trattava del doppiaggio della versione diffusa negli Stati Uniti d'America, che aveva già subito il lavoro di adattamento.
Nell'anno 2199 il pianeta Terra lotta per sopravvivere contro l'attacco di una razza aliena, i Gamilonesi. A causa dei bombardamenti nucleari la superficie è inabitabile e i sopravvissuti si sono rifugiati in città sotterranee.
Quando ormai sembra non esserci più speranza, tutte le difese della Terra sono ormai distrutte, e all'umanità ormai ridotta allo stremo manca poco più di un anno prima che le radiazioni rendano inabitabile il sottosuolo, dal lontano pianeta Iscandarr viene offerto un insperato aiuto. La sua regina, Starsha, invia i piani di un dispositivo, chiamato Cosmo DNA, che è in grado di riparare dai danni per le radiazioni il pianeta.
La distanza è enorme, e in un anno c'è appena il tempo di andare e tornare, inoltre la galassia pullula di astronavi ostili, ma visto che l'alternativa è la morte viene approntata una missione disperata, addobbando ad astronave il relitto di una famosa corazzata della II Guerra Mondiale, la Yamato, dotandola di una tecnologia, le "onde moventi", in grado di farle compiere balzi iperspaziali, nonché di sparare una terribile bordata di energia, con un cannone che sfrutta lo stesso principio.
Al comando viene posto il Capitano Avatar (Jūzō Okita in orginale), con gli ufficiali Derek Wildstar (Susume Kodai), Mark Venture (Daisuke Shima) e Nova (Yuki Mori). In quella versione l'astronave si chiamava Argo, un nome chiaramente ispirato al mito degli Argonauti alla ricerca del vello d'oro.
L'avvincente storia del viaggio della Yamato, dei suoi scontri con i Gamilonesi, comandati dal Supremo Desslock (Deslar), si dipanava per 26 episodi, ai quali seguirono altre serie e OAV.
Il film di Takashi Yamazaki è un adattamento di quel primo arco narrativo, che si prende parecchie libertà rispetto all'originale. Il personaggio di Susume, interpretato da Takuya Kimura, non nutre per Okita (Tsutomu Yamazaki) solo un generico risentimento perché questi è sopravvissuto alla missione nella quale è morto suo fratello Mamoru, ma arriva all'odio più profondo. La dolce e tenera Yuki, interpretato da Meisa Kuroki, è una donna guerriera più simile a Ellen Ripley. Il Dottor Sane (Sado in giapponese) diventa una intelligente e avvenente dottoressa, interpretata dalla brava Reiko Takashima.
Non sono gli unici cambiamenti, altri sono più radicali e riguardano per esempio la natura stessa del nemico affrontato, e non vanno ovviamente rivelati.
Ma il lavoro più esteso è stato quello sulle atmosfere generali. Per quanto la serie originale non mancasse di enfasi drammatica, nel più classico stile di Matsumoto, ma di tutto l'approccio alla narrazione e all'eroismo dei giapponesi, il film aggiunge una forte accentuazione di drammi e conflitti, scene dal ritmo concitato, sangue, sporcizia e polvere, con un stile che ricorda tantissimo un altro remake fantascientifico recente, Battlestar Galactica.
Sono tanti gli elementi che vengono sovrapposti e mescolati alla vicenda della Yamato, con un lavoro che non è nuovo in fantascienza, ossia quello di prelevare ed attingere dal di fuori, per poi rimescolare in modo nuovo. In questo caso non sfuggiranno citazioni delle atmosfere di Alien, Halo e Starcraft.
È come se, dopo essere stata tanta citata e tanto d'ispirazione per molta sci-fi la saga della Yamato rilanciasse, sfidando quanto prodotto finora a fare di meglio.
Per comprendere quanto molta Sci-Fi debba alla saga di Matsumoto posso ricordare un paio di esempi. Uno potrebbe essere la stessa Battlestar Galactica degli anni '70, che se da un lato sembra nascere dalla mescolanza di Star Wars e leggende bibliche, dall'altra sembra riprendere parecchi elementi da Star Blazers, dalla corazzata spaziale, al viaggio per la sopravvivenza, alle incredibili volute di fumo delle astronavi nel vuoto dello spazio. Questo implausibile elemento è anche oggetto di scherno presso gli appassionati di fantascienza più rigorosi, ma i veri fan della Yamato hanno sempre sospeso l'incredulità su questo punto, come d'altra parte i fan delle altre saghe su altri, come gli scoppi nel vuoto spaziale.
Un altro esempio curioso è un evento della seconda stagione della Yamato, ossia l'ammutinamento degli ufficiali dell'astronave, che rubano la corazzata per andare a rispondere a una richiesta di soccorso dal pianeta Telezar, quasi scontrandosi con l'astronave terrestre Andromeda, più moderna e meglio armata. Questo elemento sembra essere citato (o plagiato), in Star Trek III: Alla ricerca di Spock, quando Kirk e i suoi ufficiali rubano l'Enterprise per andare a cercare il corpo di Spock sul pianeta Genesis, quasi scontrandosi con la più moderna astronave Excelsior.
Se poi ci ragioniamo un attimo, a meno che non ricordi male, nel 1974 è stato proprio l'anime di Matsumoto a mostrare i duelli aerei nello spazio concepiti, a spregio di qualsiasi pretesa di verosimiglianza, ma con grande efficacia narrativa, come quelli della I e II guerra mondiale, tre anni prima di Star Wars.
Altre citazioni più esplicite dalla saga di Matsumoto le trovate in rete, per cui non starò qui a elencarle.
L'operazione di mescolanza, di ripresa sia dei concetti originali, che delle visioni di elementi della sci-fi successiva funziona, anche se forse per la linearità e la semplicità della vicenda, che dell'anime in pratica rielabora solo l'incipit, la preparazione al viaggio, la partenza, un paio di situazioni di tensione durante il viaggio e il finale, 131 minuti sono tanti. In questo il film ricorda molto le versioni manga delle vicende di Matsumoto, che dopo centinaia di pagine dedicate alla "preparazione", glissavano sulle sfide, le battaglie, dandole per scontate, poco importanti al confronto della risoluzione dei conflitti dei personaggi.
La via scelta per questo film è in realtà intermedia, perché alcuni momenti di scontro, di tensione non solo emotiva, ma anche di azione reale, ci sono.
Alla resa spettacolare complessiva contribuiscono i buoni effetti speciali in CGI, che sfruttano al meglio il budget di 2,2 miliardi di yen (circa 21 milioni di Euro).
Decisamente melenso il finale, che riecheggia quello di Armageddon, chiuso da una canzone cantata da Steven Tyler degli Aerosmith, qui in veste di solista. Si tratta probabilmente di un mezzo per conquistare mercato anche negli Stati Uniti, dove però il film uscirà solo il 28 luglio 2012.
Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche solo in Asia, Australia e Russia, dove ha raccolto poco meno di 50 milioni di dollari. In Europa il film è arrivato solo nel mercato home video in Francia e in Germania. Attualmente non ci sono notizie di un suo adattamento in lingua italiana, anche se ne sono disponibili in rete i sottotitoli, a opera di meritevoli fan volontari.
Il film è in conclusione uno spettacolo dignitoso che, anche se potrebbe essere sforbiciato in alcuni punti, non annoia e raggiunge l'obiettivo di divertire sia i fan della vecchia guardia, sia le giovani generazioni che riescono a godersi senza fare troppi paragoni un buon prodotto d'intrattenimento.
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