Ricordo con nitidezza il suo corpo nudo tra le grezze lenzuola, dimentico dell'umidità della camera da letto. Era avviluppata con le unghie conficcate nella mia schiena. Le nostre bocche si baciavano avidamente e dentro la testa mi pareva di udire ancora il fiume di note elettroniche riversato poco prima dai circuiti di Dandy. Fu in quel momento che ci guardammo diritti negli occhi, e io provai paura. Ebbi un lungo brivido per tutta la schiena che percepisco nitidamente anche adesso al solo pensiero. Un unico, lungo secondo dove mi parve di essere la vittima designata di Hellen. Lei, la ragazza tutta carne e ossa, mai costretta a vendere nessuna parte del suo giovane corpo per sopravvivere. Un lavoro importante, il suo. Nessuna protesi standard da inserire chirurgicamente in sostituzione di asportazioni obbligate. Neppure il benché minimo trapianto per qualche ricca signora dei primi livelli che non avrebbe mai conosciuto. Hellen, che accarezzando le mie costole di simil-alluminio mi sussurra nell'orecchio: “Vieni a vivere da me, ti prego. Staremo bene, vedrai.” Mi sorride estasiata e aggiunge: “Non dovrai più vendere parti del tuo corpo. Lasciati amare”. Quelle parole rimbombano in me ogni giorno procurandomi angoscia e terrore; l'incubo di chi si sente preda di un macabro scherzo giocatogli da questo schifo di società.Forse, più semplicemente, non voglio credere di essermene innamorato. Una sensazione in disuso, che neppure nei quartieri alti trova, oggi, una esatta collocazione. E per sfuggire a questa sensazione devo ricorrere sempre di più agli artifizi del “virtual sound”. Sarà scorretto, ma è l'unica cosa che riesco a fare. Raccolgo qualche dollaro dal cassetto, infilo gli anfibi, il giaccone di pelle, e mi butto in strada per dimenticare di nuovo.
Tre e vent'otto di notte. La fronte imperlata di sudore, i soldi appena svaniti dalla mia mano. Non si tratta di Dandy, ma di Alonso Del Rancio, uno dei rari neomessicani di questo livello. Loro, generalmente, operano ancora più in basso. E' raro che cambino settore, sebbene l'area dismessa di “The Unicorn” rappresenta in termini qualitativi uno dei livelli peggiori: quello dei rifiuti organici, dei residui nucleari e dei pesticidi.
Alonso, nascosto dalla folta e ispida barba rossastra, è completamente umano tranne la protesi al braccio destro. Un miscuglio di microchirurgia e nanomacchine che ha permesso all'opulento spacciatore d'emozioni di sostituire il suo vero arto naturale con una fabbrica da soldi. Se solo avessi potuto fare altrettanto quando vendetti il mio! Ti interfacci come con Dandy, ma Alonso non attinge da nessuna banca dati sonora. Sono le nanomacchine, implementate nell'arto artificiale, a creare suoni metallici, generati attraverso minuscole interfacce MIDI.
- La musica non è nelle note di una scala - mi dice il neomessicano masticando un puzzolente sigaro. - La musica è nella vita dell'interfaccia stessa.
Acconsento col capo e mi avvicino al suo arto.
- Ci siamo già incontrati, vero?
Non lo guardo neppure.
- Dammi il braccio meccanico, ti ho già pagato.
- Ehi, che caratterino... - E mi allunga l'interfaccia di metallo. - Goditela tutta!
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