"Tu non esisti, non sei mai nato, l'anonimato è il tuo nome, il silenzio la tua lingua madre. Tu non fai più parte del sistema, tu sei al di là del sistema, sei al di sopra di esso, sei oltre. Noi siamo quelli, siamo loro, siamo gli uomini in nero, siamo i Men in Black!".
Con questo quasi incipit, nel 1997 Hollywood sfornava il primo film di quello che sarebbe poi diventato un vero e proprio brand, con all’attivo tre film, una serie animata e annessi videogiochi.
A quindici anni dal primo film e a dieci dal secondo, arriva ora nelle sale italiane Men in Black 3, diretto - come i due precedenti - da Barry Sonnenfeld con protagonisti Will Smith e Tommy Lee Jones.
Vale la pena ricordare che la saga cinematografica può vantare almeno due origini: un fumetto e una leggenda metropolitana.
Già, perché a quanto pare gli Uomini in nero esistono davvero, o meglio, fanno parte del moderno folklore americano e appartengono all’altrettanto moderna mitologia degli Ufo. Facciamo un passo indietro. Siamo nel 1947. Più precisamente il 21 giugno di quell’anno. Un uomo, Harold Dahl, dichiara di aver avvistato sei dischi volanti a forma di ciambella passare sopra la barca dove si stava pescando. Il tutto sarebbe accaduto a Maury Island (si tratta di una penisola di Vashon Island, in Puget Sound, vicino Tacoma, Washington). Oltre a Dahl, sulla barca c’erano anche suo figlio, altri due uomini e un cane. Bisogna ricordare che l’avvistamento è stato uno dei primi ed è accaduto tre giorni prima di quello di Kenneth Arnold (pilota americano che raccontò di aver visto degli ufo durante un volo), da molti considerato il primo “vero” avvistamento di Ufo, ossia di oggetti volanti non identificati. L’avvistamento di Harold Dahl ha anche delle conseguenze spiacevoli. Da uno degli Ufo cadono delle scorie che uccidono il cane e feriscono il figlio. Il nostro eroe, comunque, scatta delle foto delle ciambelle volanti. Il giorno seguente si presenta a casa sua un uomo, grosso e tutto vestito di nero, che invita Dahl a fare colazione insieme in città. L’uomo in nero, che sembra appartenere al governo o a qualche forza militare, racconta a Dahl dell’incidente e velatamente gli fa capire che se racconta la storia in giro la sua famiglia poteva passare qualche guaio se fosse andato in giro a raccontare dell’avvistamento. Una bufala? La verità? Ovviamente non lo sapremo mai, ma quello che è successo è passato alla storia come l’incidente di Maury Island e soprattutto come la prima apparizione dei Men in black. Ora la domanda è: chi sono gli uomini in nero? La risposta è più difficile, o meglio il range di risposte è molto ampio. Si va da uomini del governo, appartenenti ad una sorta di polizia dedita a tenere segreta l’esistenza degli Ufo, fino ad alieni che a loro volta non ritengono opportuno di rivelarsi all’umanità. In mezzo c’è la leggenda metropolitana.
Il fumetto, invece, è reale. Lowell Cunningham scrisse e ideò The Men in Black, comics che prendeva spunto dalla leggenda metropolitana degli Uomini in nero e ne ricavò una storia, illustrata da Sandy Carruthers e pubblicata prima dalla Aircel Comics e poi dalla Malibu Comics, che aveva appena acquistato la precedente azienda di pubblicazioni. Anche la Malibu fu rilevata e nientemeno che dalla Marvel Comics. In tutto furono pubblicati tre fumetti nel 1990 e altri tre nell'anno seguente. Il primo film diede nuovo impulso anche al fumetto e furono realizzare altre tre storie, di cui la prima era l’adattamento del film.
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