La prima edizione del Fanta Festival Mohole si è svolta il 30 e il 31 marzo scorsi a Milano, presso il Teatro Mohole. Mohole, come dice il sottotitolo presente sui siti ad esso afferenti[i] si propone come un laboratorio di linguaggi, dove trovano spazio forme di comunicazione diverse come la fotografia, il cinema e il teatro. E dove per due giorni ha trovato spazio il fantastico, grazie all’iniziativa ideata e curata da Mario Gazzola. È stato proprio Gazzola (poliedrico scrittore, blogger e non solo) ad aprire il Festival con un workshop dedicato ai meccanismi attraverso i quali nasce una storia appartenente al fantastico in ogni sua accezione, dal fantasy alla space opera, dall’hard sf al cyberpunk. Ognuno di questi filoni è infatti contraddistinto da “codici” specifici, che riguardano intrecci, ambientazioni e via discorrendo. Codici che, chiaramente, vanno conosciuti e metabolizzati per poter produrre una buona storia “di genere”, ed era proprio un primo approccio a questi strumenti che Gazzola si proponeva di fornire ai partecipanti al workshop.
Sempre Gazzola, affiancato da un’altra personalità a tutto tondo della sci-fi italiana come Lukha B. Kremo, è stato il protagonista del succcessivo panel intitolato eloquentemente “Il fantastico: produzione di serie B?” In questa performance Gazzola ha introdotto una questione dalle origini antiche ma sempre attuale e che si può sintetizzare con una domanda: il fantastico sviluppa pensiero o è solo genere di evasione?
Una prima risposta è arrivata proprio da Kremo, che si è cimentato nella lettura dell’ormai celebre Manifesto del Connettivismo[ii].
Un’altra risposta (seppure indiretta, seppure attraverso una diversa angolazione) è stata fornita dalla successiva tavola rotonda tenuta da Giovanni De Matteo e Domenico Mastrapasqua, intitolata “L’immaginario di fantascienza tra scienza, tecnologia e linguaggio”. De Matteo ha infatti meso in rilievo il fatto che il principale elemento di distinguo tra il cosiddetto mainstream e la narrativa di genere (qualsiasi sia il genere) è che mentre nel primo sussiste un primato della sfera psicologica, nel secondo è la trama ad avere un ruolo centrale e predominante.
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