Il cadavere crollò sulle ginocchia, rimanendo appeso per i polsi alle catene metalliche; il sangue e la massa cerebrale sgorgavano da quanto rimaneva della testa.– Portate via questo schifo – ordinò Pasha Cordellier uscendo dalla cella.

Gli avevano spezzato la tibia a sprangate colpendolo più volte, senza fermarsi davanti alle sue urla straziate.

Bastardi! Lo avevano legato per torturarlo a loro piacimento, lo avevano picchiato senza sosta e poi avevano deciso di accanirsi sulla gamba, polverizzandone le ossa.

Andreas si chiese cosa lo attendesse. Fino a quando sarebbe stato seviziato?

Il suo unico desiderio era quello di morire. Sapeva che non sarebbe mai uscito vivo da quella cella; la cosa migliore che potesse capitargli era che qualcuno lo ammazzasse presto, risparmiandogli altre agonie.

Non poteva più nemmeno sperare nei suoi compagni. Erano tutti morti, sterminati come un branco di cani randagi.

Andreas era l’ultimo superstite dei ribelli di Titano, l’unico uomo in tutto il Sistema Solare a subire quanto stava subendo lui e nessuno ne avrebbe mai saputo nulla.

La speranza era già morta da troppo tempo e il ribelle voleva solamente seguirla.

Il pavimento era lercio e freddo, la puzza di escrementi, muffa e sangue impregnava l’aria, e le lastre a terra gelavano il corpo di Andreas, che vi era disteso nudo. Se si fosse alzato avrebbe sentito meno freddo, ma quella gamba ridotta a pezzi non gli dava pace e ogni movimento gli provocava delle fitte insopportabili. Il freddo era il minore dei mali.

Al più poteva cercare di cambiare posizione, al fine di trovarne una che potesse dargli un improbabile sollievo alla tibia martoriata.

Era proprio quanto stava tentando di fare, quando sentì il tintinnio di qualcosa caduta a pochi metri da lui.

Il suono pareva quello di un piccolo pezzo metallico che si fosse staccato dal soffitto della cella e fosse finito sul pavimento, non distante dal prigioniero.

Cos’era? Andreas allungò la mano e tastò il pavimento alla ricerca di nemmeno lui sapeva cosa; la prigione era buia e la vista non gli era di grande aiuto nell’individuare l’oggetto. Si protese di lato e cominciò a trascinarsi nella direzione dalla quale aveva sentito provenire il suono.

Forse non c’era nulla da trovare, magari il misterioso oggetto precipitato al suolo era banalmente una piccola vite, ma questa curiosità distoglieva il pensiero dell’uomo da quanto lo aspettava. Era una benedizione.