Autore di alcuni dei maggiori successi cinematografici degli ultimi anni, James Cameron è affascinato dalle profondità sottomarine. Le sue esplorazioni mediante ROV dei relitti del Titanic e della corazzata tedesca Bismarck hanno dato origine a documentari di grande successo. Ma stavolta il regista ha voluto esagerare: a bordo di un batiscafo avanzatissimo, il Deepsea Challenger, ha raggiunto il fondo della fossa delle Marianne, il punto più profondo degli oceani.
La complessa operazione, per la quale sono occorsi sette anni di preparativi, si è svolta in collaborazione con la National Geographic Society e aveva il duplice scopo di raccogliere dati scientifici e di rilanciare l'interesse per l'esplorazione degli abissi.
Nel gennaio 1960 lo statunitense Don Walsh e lo svizzero Jacques Piccard, a bordo del batiscafo Trieste, avevano raggiunto il fondo della fossa, ma Cameron è stato il primo a compiere la discesa in solitario e a raccogliere campioni dal fondale marino. Il Deepsea Challenger è disceso a 10.898 metri in poco più di due ore e mezza, è rimasto tre ore sul fondo per poi risalire in superficie in settanta minuti circa. La pressione alla massima profondità è stata di quasi 1.100 atmosfere, vale a dire più di una tonnellata per centimetro quadro.
A una simile pressione il minimo cedimento strutturale avrebbe istantaneamente trasformato il batiscafo (e il suo contenuto) in una frittella: non si può certo dire che a Cameron manchi il coraggio. Su un mezzo complesso e altamente tecnologico come il Deepsea Challenger non potevano mancare le telecamere in 3D, per cui tutti i segreti di questa sensazionale discesa saranno raccontati in un nuovo documentario.
O forse non tutti, dopotutto nel film The Abyss del 1989 Cameron raccontava l'incontro con alieni che abitavano in una fossa sottomarina. Chissà se il regista canadese è stato spinto solo dall'amore per l'avventura quando ha deciso di esplorare il punto più profondo degli oceani...
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