Kiefer Sutherland e la Fox hanno creato un binomio di successo: dopo ben otto anni di 24 e un probabile film in arrivo, Sutherland ha fatto ritorno dove tutto è cominciato, ma con una serie che non potrebbe essere più diversa rispetto alla convulsa vita di Jack Bauer.
Touch è un'anomalia nel panorama televisivo: non è un poliziesco, non ci sono vampiri (né tantomeno zombie), niente serial killer della settimana: no, in Touch tutto ruota intorno a un bambino di undici anni, che non ha mai parlato in tutta la sua vita. Quando incontriamo Martin Bohm (Sutherland), scopriamo che lavora in un aereoporto e ha appena trovato un cellulare. Bohm è una persona comune, il cui figlio Jake ha una forma molto profonda di autismo, ma sembra essere ossessionato dai numeri e dai vecchi cellulari.
Martin riceve due telefonate fondamentali: una dalla scuola del figlio, l'altra dal proprietario del telefonino perduto, che desidera riaverlo, perché al suo interno ci sono foto importanti. Purtroppo il cellulare va perso nuovamente, dando il via a una catena di eventi del tutto inaspettata, che andrà a intrecciarsi fittamente con la vita di padre, figlio e alcune persone sparse nel mondo che non hanno, apparentemente, alcun collegamento, ma che pure sono collegate le une alle altre.
Volendo fare un esempio recente, Touch sembra rientrare nello stesso filone dell'appena nato Awake, ovvero una storia che predilige l'aspetto umano e psicologico al colpo di scena a tutti i costi, anche se per quanto riguarda Awake sembra essere leggermente entrato nel filone complottistico. Ma per Tim Kring, creatore della serie a cui si deve la precedente Heroes (almeno la prima stagione), Touch è una serie che sfida i canoni: c'è più speranza che disperazione, ci sono più emozioni che i canonici omicidi che riempiono i quaranta minuti a disposizione.
Quello che sia Martin che noi spettatori andremo a scoprire è che esiste una sottile, complessa ragnatela di collegamenti tra gli abitanti del pianeta e che, se si riuscisse a vederla e tirarne i fili, si potrebbe condizionare la vita di più persone, cambiarne il destino, migliorarla, dare una direzione a chi l'ha perduta.
Ancora più in profondità, c'è un mistero che aspetta di essere compreso e svelato, ma che solo una persona è in grado di vedere: un bambino di undici anni di nome Jake, che lo vede benissimo, ma non è in grado di spiegarlo perché la sua mente vive a un livello superiore al nostro, come fa notare il personaggio dello scienziato interpretato dal grande Danny Glover (tutti gli Arma letale).
Ora Touch arriva su Fox il 20 marzo, due giorni prima del suo ritorno in onda negli Usa dopo l'anticipazione del 25 gennaio, quando venne presentato il pilot con un ottimo successo in termini di indici di ascolto: 11 milioni 900 mila spettatori e un impressionante punteggio di 3.9 nella fascia 18-49 anni.
Ma attenzione, Touch porta con sé un altro fattore importante: sarà l'ago della bilancia da cui dipendono le decisioni dell'emittente per i rinnovi o le cancellazioni di Fringe e della neonata Alcatraz: se il nuovo telefilm manterrà le promesse, per la Fox sarà tempo di decidere tra i deludenti rating della stagione quattro di Fringe (1.1 nella fascia 18-49) e i buoni ma non esaltati 1.7 di Alcatraz. A meno che non decida di ripartire del tutto da zero.
Nel frattempo, trovate nelle Risorse in rete il trailer e la pagina ufficiale italiana.
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