Chi ha dimenticato Firefly? È forse la domanda più semplice da fare, nonché quella che vedrà meno mani alzate come risposta. Perché anche se da noi la serie è andata in onda a spizzichi e bocconi, seminascosta fra i palinsesti delle reti satellitari, e i dvd sono praticamente introvabili, non c'è appassionato che non conosca la serie tv ideata da Joss Whedon, diventata un cult e giudicata da molti una delle migliori del decennio trascorso. Da allora i fan di tutto il mondo sono rimasti in perenne attesa di nuove avventure dell'equipaggio della Serenity, dopo l'ottimo film del 2005 che dava una chiusura alla trama e le vicissitudini di Whedon in ambito televisivo (il fallimento di Dollhouse) e cinematografico.
Ora però, dopo gli ultimi anni passati a negare di star ripensando al progetto, Whedon pare aver cambiato idea. O quantomeno essere diventato più possibilista. L'occasione si è presentata all'ultimo SXSW, il South By Southwest festival, manifestazione musicale texana che con gli anni si è allargata ad altri settori dell'intrattenimento. In una conversazione svolta durante i lavori con il sito Entertainment Weekly, e riportata da altri siti, Whedon si è intrattenuto su parecchi argomenti, a partire dall'imminente uscita di The Avengers, primo film sul noto gruppo di supereroi di cui è autore e regista. Whedon ha ripercorso in una rapida carrellata la propria carriera, le sue opinioni sul mondo del cinema e quello delle serie tv (Whedon preferisce queste ultime), sulle difficoltà incontrate con i network e sulle libertà creative che potrebbero, o dovrebbero, essere più ampie nelle fasi di realizzazione di un serial. Naturalmente si è soffermato anche sui suoi successi, da Buffy - L'ammazzavampiri, che sta proseguendo nel mondo dei comic books, e alle difficoltà di Dollhouse, soprattutto in relazione alla difficoltà di un progetto come quello in un mondo che ha ormai una concezione precisa del marketing televisivo.
Poi, su domanda precisa, è arrivata la frase su Firefly: "Continuo a pensare che potrebbero chiamarmi, guardare un po' i numeri e dire: hey, ma possiamo ancora fare un sacco di soldi con quest'idea. Però non lo fanno. Non escludo che succeda, io amo queste persone, ma non posso stare ad aspettare accanto al telefono". Il riferimento è alla Fox, che produsse la serie nel 2002 e che decise di troncarla a metà della prima stagione, causa gli indici di ascolto piuttosto bassi (ma relativamente alti rispetto alle medie odierne). Insomma, un'apertura piuttosto netta nei confronti della ripresa della serie di fantascienza western verso cui, negli anni passati, Whedon aveva invece cercato di non alimentare speranze, nonostante le continue campagne del fandom sfociate anche in un sito per la raccolta di fondi per una nuova serie. Idea che però Whedon e tutti gli altri coinvolti, compreso il protagonista Nathan Fillion, avevano subito smorzato.
Che poi, con il cuore, tutti siano disposti a riprendere in mano i personaggi della nave Serenity, è un altro discorso. Tra l'altro, la serie in sé non ha portato una grandissima fortuna a chi l'ha realizzata. Le vicissitudini di Whedon sono note. Per quanto riguarda il cast, Fillion è ritornato in auge dopo alcuni anni di oblio grazie al personaggio dello scrittore della serie Castle, ma agli altri non è andata così bene. Summer Glau ha partecipato a 4400 prima di essere coinvolta nei fallimenti di Dollhouse e The Sarah Connor Chronicles. Idem per Morena Baccarin, finita nel fallimentare (non per causa sua) remake di V. Il resto del cast si è diviso fra comparsate e ruoli regular di poche puntate in vari serial. Curiosamente, agli autori è andata tutto sommato meglio: Jane Espenson ha messo la firma in parecchie delle serie più importanti degli ultimi anni, da Battlestar Galactica a Caprica, da Torchwood al prossimo Once Upon a Time; Jose Molina ha partecipato a Law & Order, Senza traccia, Castle, Star Wars: The Clone Wars e Terra Nova (ma solo per un episodio...); Tim Minear ha firmato e prodotto episodi di The Inside e del nuovo The American Horror Story, e Ben Edlund è uno degli autori di punta di Supernatural. Come dire che la creatività autoriale, alla fine, è la cosa che resta più a lungo.
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