– Ho paura di sì, signor Presidente. E questo progetto è decisamente un po’ troppo per loro. Vede, lo hanno collegato a un altro programma per aiutare alcune compagnie di trasporti, consegne a domicilio e così via, che stavano passando un brutto momento. Così, invece di dover fare la coda alle mense gratuite, i pasti sono consegnati direttamente a casa. – Bene. E quale sarebbe la crisi?
Weigand Patrick stava caricando la pipa. – Evidentemente, chi riceve il sussidio si è ribellato alla dieta. Oggi si preoccupano tutti del peso. Hanno dato l’assalto al municipio chiedendo una dieta povera di carboidrati e ricca di proteine. Sa, gamberetti, bistecche, asparagi, carciofi, avocado, cose del genere. Le elezioni erano vicine, così il consiglio comunale ha ceduto.
Per il momento il Presidente Adams si trovava su un terreno a lui congeniale. Disse: – Bene, ha senso.
Patrick scrollò le spalle e frugò in tutte le tasche in cerca di un fiammifero. – Sì, signore. Ma la tesoreria comunale era già messa male, dato il calo delle tasse e degli altri introiti cittadini. Di conseguenza, chiedono aiuto al governo federale.
– Ma buon Dio! – scattò il Presidente. – Non si rendono conto del denaro che spendiamo già ora? Non capiscono quanto costa liberare il Mozambico, bloccare l’espansione della Finlandia e condurre le operazioni di polizia in Antartide? Per non parlare della colonia lunare.
Prese un altro rapporto e lo sventolò davanti all’addetto stampa. – E non è tutto. Non è neanche la metà di tutto. Cosa succede a Denver? Anche loro vogliono soldi.
– Hanno finito i fondi per l’assistenza e i disoccupati hanno guidato sul municipio.
– Guidato sul municipio? – chiese il Presidente, accigliandosi.
– Sì, signore. Ai vecchi tempi gli scontenti avevano l’abitudine di marciare sul municipio, con bandiere e così via. Oggi ci vanno in macchina.
– Oh. – Il Presidente rimase in silenzio per un po’, con il volto atteggiato a profonda riflessione.
Il che sorprese Weigand Patrick. Ai presidenti non si chiedeva più di essere particolarmente brillanti. Quello in carica aveva, probabilmente, la miglior immagine pubblica, la presenza più affascinante di sempre in televisione Tri-Di e una stretta di mano superlativa.
– Figliolo – disse infine. – Cosa succede in questo paese, in nome di Mosè?
Quando Weigand riuscì ad accendere la pipa, emise una boccata di fumo e disse: – Signor Presidente, è una Depressione.
– Una Depressione?
– Sì, signore.
– Cosa è una Depressione?
Weigand batté il cannello della pipa sui denti. – Be’, è stato tanto tempo fa. Negli ultimi giorni mi sono documentato sull’argomento. Mi sono fatto un quadro. Ai vecchi tempi la chiamavano Panico o Crisi, ma poi devono aver capito che usare una terminologia del genere non li aiutava ad uscirne, per cui passarono a Depressione. Ma anche quella aveva una connotazione troppo negativa, così dopo la Grande Crisi, dal 1929 al 1939, le hanno chiamate Recessioni. Infine, qualche cervellone se ne è uscito con Riassestamento o Riassestamento Graduale. Ma non abbiamo avuto una vera crisi dal 1939. Prima del nostro tempo, naturalmente.
– Ma cosa è? – Con improvvisa irritazione, il Presidente degli Stati Uniti aggiunse: – Cosa fumi in quel dannato arnese, carbone grezzo?
Weigand fece scivolare la pipa in tasca con aria di scusa. – Be’, signore, conosce il termine progressione geometrica?
Ai suoi tempi, il Presidente, quando avrebbe dovuto seguire le lezioni di matematica, era impegnato nella politica universitaria, ma si faceva un punto d’onore di non ammettere mai l’ignoranza in nulla.
Weigand Patrick glielo lesse in faccia. – Una progressione geometrica – disse – è quando si va da 2 a 4 a 16 a, ehm… sedici per sedici dovrebbe fare, ehm… 256. E così via.
Il capo supremo lo guardava senza espressione.
Weigand si spostò sulla poltrona. – Be’, signore, una depressione è esattamente l’opposto.
L’altro era sempre inespressivo.
Weigand disse: – Prendiamo Los Angeles, signore. All’inizio è una piccola città. Alcuni ci vanno a vivere dopo la pensione, perché gli piace il clima. Si fanno costruire una casa. I costruttori non hanno abbastanza operai edili per costruire i palazzi e così offrono paghe più alte e attirano manodopera dal lontano Est. A questi piacciono le bellezze di L.A. e decidono di restare, il che comporta la costruzione di nuove case, condomini e negozi per provvedere alle loro necessità. Tutto questo richiede altro materiale, fabbriche di cemento e di mattoni. Richiede più stazioni di servizio, più quotidiani. Più di ogni cosa. Inizia il boom. Altra gente arriva per cogliere l’occasione. Il denaro circola. Si aprono bar, locali notturni, buoni ristoranti. Il boom genera boom. La gente che guadagna bene vuole il lusso. Si aprono concessionarie d’auto, si costruiscono alberghi eleganti per ospitare gli uomini d’affari che arrivano in città.
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