In una fortuna italiana, soprattutto su Urania, al limite dell’eccessivo, a spiccare sono due romanzi. In entrambi l’estrapolazione socioeconomica smette di essere fredda creazione di scenari e diventa gioco sfrenato e abrasivo, e al centro sono personaggi ben poco eroici. Il primo esce in volume nel 1966 come Of Godlike Power, e nel corso degli anni ottiene qualche ristampa (anche come Earth Unaware), e descrive l’incontro fra un ambizioso presentatore radio e un predicatore itinerante; il futuro prossimo in cui si muovono è un welfare state in cui la crescita economica e la propensione al consumo sembrano inarrestabili. Tutto il romanzo è attraversato da una spruzzata di garbata satira sulla civiltà dei consumi; ma il predicatore Ezekiel Joshua Tubber (del cui nome, chissà perché, l’edizione italiana fornì un’autarchica: ci rifiutiamo categoricamente di chiamarlo Ezechiele Giosuè)[14] va oltre. Quasi in corrispondenza con l’esplosione dei reazionari tele-evangelisti, Tubber impara a usare i media per lanciare anatemi su anatemi contro tutti quelli che per lui sono simboli culturali del mondo moderno: la moda femminile, la tv, il cinema, la musica non religiosa, i libri. E gli anatemi, per un po’, funzionano; sia pur partendo dalle migliori intenzioni, Ezekiel Tubber agisce da fondamentalista, arrivando quasi a distruggere il mondo attraverso una cultura che non riesce ad accettare. Si arriva a una mediazione, dopo un’intricata commedia piena di politicanti (fra cui un gruppo di estremisti di destra) e maneggioni di ogni provenienza, che però non cancella la minaccia. Tubber potrà fondare una sua comunità, ma non imporre le proprie leggi al mondo intero. Che non può fare a meno dell’abbondanza economica e culturale.L’altro è questo, edito in volume solo una volta in patria (in un Ace Double del 1974) e solo una volta in Italia, nel 1976. Anche qui la minaccia ai destini del mondo è la crisi della propensione al consumo. La quarta di Urania parlava di “commedia socio-economica”: ci sembra una giusta definizione. Depression or Bust è una commedia perché ci si può divertire anche assistendo all’autodistruzione del mondo, nella ricostruzione di un effetto domino che inizia da una coppia normalissima che vive in una casa normalissima, alle inutili proposte di soluzione, talvolta boriose o saccenti, talvolta cure peggiori del male. Ed è una commedia perché, alla fine, si riesce a invertire la direzione del movimento.Nella scarsità e nella miseria, nessuna speranza: ci piaccia o no, della circolazione dei beni di consumo non si può fare a meno. Magari, si può ragionare sulla qualità di quei beni, e sullo sfondo entrambi i romanzi lo fanno. Ora che Effetto valanga sembra riacquistare un’attualità imprevista – ce ne ha parlato, ancora una volta, Vittorio Catani[15] – e in anni in cui l’estrapolazione economica è diventata terreno fertile per la nuova SF (da Stross a Morgan) riscopriamo Mack Reynolds, radicale pieno di fiducia nel futuro.
Mack Reynolds: la politica, l’economia, la commedia
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