Il tema, un misterioso attacco a una gigantesca banca dati nazionale statunitense, poteva apparire fantascientifico nel 1968 – circa mezzo secolo fa… – quando il volume fu pubblicato; oggi esso rischia di farsi cronaca quasi quotidiana. Lo sfondo dell’azione è una società prossima ventura divisa geopoliticamente in grandi blocchi (Stati Uniti, Comunità Europea, Eur-Asia, Unione Nordafricana eccetera) in convivenza sostanzialmente pacifica, anzi con una “cortina di ferro” dalle maglie fortemente allentate. Gli Usa sono gli Stati del Benessere; ad ogni cittadino vengono assegnate alla nascita le “essenziali inalienabili”, cioè titoli grazie ai quali chiunque potrebbe sopravvivere anche senza lavorare (siamo in uno scenario che ricorre, per intero o in parte, anche in altre opere di Reynolds). A ciascuno inoltre viene imposto un codice che includerà nome, numero di telefono, patente di guida, numero di registrazione del certificato elettorale (il che, spiega Reynolds già da allora, evita brogli e il rischio che vengano iscritti anche nomi di defunti...), e così via. Ogni telefono portatile incorpora il documento identificativo personale del possessore e la sua Carta di Credito Universale, una sorta di odierno Bancomat, per cui le transazioni avvengono ovunque istantaneamente e solo con denaro virtuale. In questa società ogni comunicazione o azione dei cittadini lascia tracce indelebili: dagli acquisti nei supermercati o nelle farmacie alle polizze assicurative, all’entità dei redditi, fino alle eventuali multe, nonché agli spostamenti in auto, in aereo e perfino negli ascensori automatici. L’insieme di tutti questi dati, unitamente a informazioni riservate d’ogni genere riguardanti armamento, difesa, industria eccetera, confluisce istante dopo istante nel National Data Center, ubicato a Denver: un centro fortificato e difeso con i mezzi più aggiornati.È sorprendente scoprire come a quei tempi Reynolds, benché non giunga a configurare un fenomeno sul tipo di Internet (non consente una comunicazione reciproca globale), descriva peraltro un mondo cablato e costantemente interconnesso. La “tessera magnetica” fu brevettata solo nel 1974, inoltre è ragionevole pensare che l’Autore fosse aggiornato sugli sviluppi del vecchio progetto Arpa, la madre di Internet, cui proprio nei ’60 venne dato nuovo impulso; ma si era sempre alla preistoria delle nuove telecomunicazioni. Nelle pagine del romanzo inoltre sono disseminate considerazioni sul controllo delle nascite, l’inurbamento e la crescita spropositata delle città, il valore relativo di concetti tipo “prodotto interno lordo”, la possibilità che il telefono portatile possa salvare persone rimaste isolate cui accadono incidenti e così via. D’altronde è questa una caratteristica costante della narrativa reynoldsiana.
Ma torniamo al romanzo: si scopre che qualcuno è riuscito a forzare le difese del Data Center per cercare di cancellarne i dati. Se un progetto del genere andasse a segno si dissolverebbero informazioni fondamentali, le identità dei cittadini, interi patrimoni nazionali; per gli Usa sarebbe il tracollo definitivo. Occorre individuare con estrema urgenza “chi vuole distruggere l’America”.
Le indagini indirizzano i sospetti verso alcuni rumeni residenti negli Usa con una base a Manhattan. A investigare, protetto da un agente dei servizi segreti, viene chiamato Paul Kosloff, ignaro professore che poco o nulla sa di spionaggio ma conosce bene le lingue slave, l’ungherese e il rumeno. Kosloff cerca dapprima di svicolare, infine accetta. La ricerca prende quindi avvio nel cuore di Manhattan.
Reynolds immagina Manhattan come città morta, abbandonata e in disfacimento, nella quale si entra a proprio rischio perché abitata da delinquenti. Inevitabile il richiamo al film di John Carpenter 1997 - Fuga da New York, girato nel 1981, e che descriveva quello stesso luogo come un ghetto per i criminali. Ad ogni modo – tornando al libro – non è a Manhattan, si scopre, che devono ricercarsi gli attentatori. Kosloff si sposta nella Comunità Europea, a Budapest, dove esiste un enorme centro dati omologo di quello statunitense. Ma con nuova sorpresa, la risposta di Budapest è categorica: l’Europa è estranea all’evento, l’attacco è partito dal cuore degli Usa, “cercate in casa vostra”. Kosloff rientra.
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