Tubber si voltò di scatto: — Rendetevi conto che nessuna grande religione è più apparsa sulla scena del mondo da quasi millecinquecento anni. E io vi dico, cari fratelli, che forse queste credenze dei nostri antenati [Giudaismo, Cristianesimo, Induismo, Buddhismo] una volta avevano un significato positivo. Ma oggi il mondo è mutato. Oggi è necessaria una “religione” che sia adatta ai tempi nuovi. Che indichi il cammino verso una vita più piena.
Ed Wonder e i suoi collaboratori intuiscono che il bizzoso Ezechiele Giosuè Tubber, peraltro non del tutto consapevole dei suoi poteri e del caos che ha scatenato, rintanato com’è nella sua utopia in costruzione, potrebbe forse riportare le cose alla normalità. In una foresta degli Usa, Elisio sta nascendo ed è già composta da decine di entusiasti del ritorno alla natura, al lavoro gradito, al tempo libero vissuto adeguatamente, a rapporti interpersonali più liberi e genuini.
Ed decide un nuovo approccio e si reca nella comunità, augurandosi che il predicatore si mostri più malleabile e non scagli altri anatemi. Tenterà di proporgli una soluzione ottimale:
— Signor Tubber, nonostante tutti i vostri sforzi non siete riuscito a portare il vostro messaggio... quali che siano i suoi difetti e i suoi meriti... alla gente che voi amate, tranne pochissimi adepti. Il compromesso che propongo è questo: la vostra voce potrà essere trasmessa un’ora al giorno, ogni giorno, da ogni stazione radio e tv di tutto il mondo. In quell’ora non ci sarà alcun programma in concorrenza con il vostro.
— E... in cambio? — domandò Tubber sospettoso.
— In cambio tutte le vostre, ehm, maledizioni, dovranno essere ritirate.
— Ma anche se parlassi ogni giorno, forse non mi ascolterebbero!
— Nessun problema, Zechi, vecchio mio. Ancora un piccolo incantesimo... ma che sia l’ultimo: un incantesimo che faccia ascoltare tutti. Che li costringa non a credere in ciò che dite, ma solo ad ascoltare.
Non credo sia il caso di rivelare il finale del romanzo, frutto dell’epoca dei Figli dei Fiori e dei fermenti anticipatori del Sessantotto.
The Computer Conspiracy è del 1968; apparve l’anno seguente su Urania col titolo Chi vuole distruggere l’America?, con una suggestiva copertina di Karel Thole che mostrava grattacieli crollati. Erano trascorsi solo tre anni da Ed egli maledisse lo scandalo, ma se quest’ultimo romanzo, riletto oggi, ha un malinconico fascino rétro (nel linguaggio, nella trama, nel soggetto, nei riferimenti) di un’epoca vissuta in modo viscerale ma definitivamente tramontata, la nuova opera si presenta esemplarmente profetica e attuale ancor oggi in quasi tutte le sue estrapolazioni. Inoltre mostra una scrittura più scattante, pur nella consueta dinamicità della struttura. (Direi anzi che questo romanzo, come altri dell’Autore, abbia il suo unico difetto proprio in una scrittura a volte un tantino approssimata, alla quale certamente avrebbe giovato una attenta revisione. Peccato tuttavia non mortale, visto il risultato complessivo!)
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