– Per piacere – disse Phil Resch, spargendo anche i fogli che aveva in mano per la stanza, in una pioggia di carta e parole, – faccia attenzione a dove mette i piedi. Non vorrà compromettere le prove.... – Quando Dick si fu seduto alla scrivania, Phil lo raggiunse e puntualizzò: – Bene, mi piacciono i tipi collaborativi. Il cacciatore a premio è un mestiere delicato e ricco di rischi. Incontrare di tanto in tanto qualcuno che ci risparmi inutili perdite di tempo non può che riempirmi di gioia…Parlando, il cacciatore aveva cominciato ad aprire una valigetta di pelle. Notando lo sguardo della preda, disse: – Le piace la mia borsa? Pelle di bambino. – Stava tirandone fuori un complesso apparecchio, con una parte che somigliava a un mantice e il resto che non era poi molto dissimile da un computer partorito dal sogno lucido di uno scarafaggio senziente. – Cento per cento, pelle di vero bambino!
Dopo aver armeggiato con il macchinario, Resch si sedette dall’altra parte del tavolo, accese lo strumento e puntò un pennello di luce bianca verso l’occhio del sospetto.
– Questo strumento serve al cosiddetto test Voigt-Kampff – spiegò Resch, con una certa fastidiosa pedanteria. – Una volta usavo il test Boneli dell’Arco Riflesso, ma poi mi sono dovuto aggiornare. Il Voigt-Kampff sembra lo strumento migliore per riconoscere i Nexus dell’ultima generazione. Anche se tu, amico, lasciatelo dire, non mi sembri proprio un modello così sofisticato…
Dick seguì il torrente di parole del cacciatore senza accennare una risposta. Si sentiva come intrappolato in un déjà-vu più lungo del dovuto. Tra un bip e l’altro, il mantice aveva preso ad aspirare campioni di aria.
– Il Voigt-Kampff – proseguì il cacciatore, calibrando la strumentazione – serve a misurare la risposta empatica di un soggetto messo a confronto con una serie di situazioni ipotetiche. Si tratta di simulazioni di casi sociali particolari, in relazione ad altre persone o creature viventi. Animali, ad esempio. Il responso rossore valuta la risposta a uno stimolo di natura morale. – Resch gli indicò lo stilo da cui puntava la luce che gli centrava l’occhio destro. – Questo, invece, misura la dilatazione della pupilla, un’altra reazione involontaria negli uomini, che i Nexus-6 riescono a imitare piuttosto fedelmente, ma in maniera non impeccabile. Il mantice, infine, serve per aspirare campioni di aria, prelevando molecole che si accompagnano ai consueti processi metabolici di un individuo. Dal confronto con una casistica consolidata, si può capire se chi si ha davanti è un umano autentico o un replicante, consapevole o meno…
– Le risposte verbali non rivestono una vera importanza nella valutazione finale – disse Dick. Il cacciatore gli concesse uno sguardo sorpreso e ammirato. – So come funziona. Cominciamo.
– Bene bene – si compiacque Resch. – Mi piacciono i tipi decisi. Il tempo di reazione è un fattore importante, quindi faccia attenzione…
«Lei è in un deserto, cammina sulla sabbia quando all’improvviso s’imbatte in un binario. È vicino a uno scambio e vede che in lontananza un gruppo di persone sta arrancando verso di lei lungo un canyon dalle pareti insormontabili. Su una derivazione della ferrovia, lungo i binari cammina una persona sola, e dalla direzione opposta arriva un carrello ferroviario senza controllo. Lo sente sferragliare a folle velocità, sempre più vicino. Se prosegue lungo il binario, travolgerà il gruppo nel canyon. Lei può deviarne il percorso, attivando lo scambio, indirizzandolo verso l’escursionista solitario. La leva è accanto a lei. Attiva lo scambio, ma subito dopo sembra pentirsene e riporta la leva nella sua posizione originaria. Perché?»
Mai prima di questo momento ho avvertito il peso profetico di parole che ho rimosso subito dopo averle scritte. A volte mi sembra davvero palese, il potere che la lingua può esercitare nella determinazione della realtà, attraverso fatti, gesti ed eventi.
Quelle parole dicevano: “…e rimase solo, nell’universale silenzio del mondo che compenetrava tutte le cose.”
Ecco come mi sento adesso. È una descrizione piuttosto fedele del mio stato d’animo.
Resch aveva indugiato più del dovuto sugli indicatori, poi aveva spento la macchina. Il mantice s’era sgonfiato con un sospiro meccanico, il raggio di luce era svanito e le lancette erano tornate in posizione di riposo. Il cacciatore pareva deluso.
– Devo ammettere di non essere ancora riuscito a capire bene il funzionamento di questa macchina – spiegò Resch, accarezzandosi la barba soprappensiero. – Quindi il risultato del test va preso con il beneficio del dubbio. Ma adesso il punto è un altro. La domanda a cui io dovrò dare una risposta è questa: posso assumermi il rischio di ritirare un essere umano?
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