Un'equipe internazionale, che include tre astronomi dell'ESO (European Southern Observatory), ha usato la tecnica delle "microlenti gravitazionali" (teorizzate da A. Einstein) per misurare quanto siano diffusi i pianeti nella Via Lattea. Dopo una ricerca di sei anni, in cui si sono analizzate milioni di stelle, l'equipe ha concluso che trovare un pianeta intorno a una stella è la regola, non l'eccezione. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista Nature il 12 gennaio 2012.
La maggior parte degli esopianeti oggi noti sono stati trovati osservando l'effetto dell'attrazione gravitazionale esercitata dal pianeta sulla sua stella madre, o catturando il passaggio del pianeta davanti alla stella che ne affievolisce un poco la luminosità. Entrambe queste tecniche sono più sensibili ai pianeti di massa grande, o vicini alla stella, o entrambi. Molti pianeti perciò non vengono rilevati.
Lo scienziato Arnadu Cassan (Institut d’Astrophysique di Parigi), autore dell'articolo su Nature, spiega: "Abbiamo cercato per sei anni le prove della presenza di esopianeti con osservazioni di microlenti. Questi dati mostrano sorprendentemente che i pianeti sono più comuni delle stelle nella nostra galassia. Abbiamo trovato anche che i pianeti più leggeri, come super-Terre, o Nettuni freddi, sono più frequenti di quelli più pesanti".
Le microlenti sono uno strumento molto potente per rivelare esopianeti. È però necessario che la stella di fondo e la stella lente siano casualmente allineate perché si verifichi un evento di “microlente”. Per individuare il pianeta durante l'evento è necessario inoltre anche l'allineamento dell'orbita del pianeta stesso.
In conclusione dell'articolo si evidenzia che una ogni sei stelle studiate ospita un pianeta di massa simile a quella di Giove. La metà ha un pianeta di massa pari a Nettuno e due terzi ospitano super-Terre. La ricerca era sensibile a pianeti che si trovano tra i 75 milioni e 1,5 miliardi di chilometri dalla stella (nel Sistema Solare questo corrisponde a tutti i pianeti tra Venere e Saturno) e con masse che vanno da cinque volte la Terra fino a dieci volte Giove. Combinando questi risultati si giunge alla conclusione che il numero medio di pianeti intorno a una stella sia maggiore di uno: essi sono la regola piuttosto che l'eccezione.
"Pensavamo che la Terra fosse unica nella nostra galassia. Ora sembra che ci siano letteralmente miliardi di pianeti di massa simile a quella della Terra in orbita intorno a stelle della Via Lattea," conclude Daniel Kubas, co-autore dell'articolo.
Non siamo soli, o almeno la nostra amata Terra non lo è...
Nel 2012 cade il cinquantesimo anniversario della fondazione dell'ESO (European Southern Observatory, o Osservatorio Australe Europeo). L'ESO è la principale organizzazione intergovernativa di Astronomia in Europa e l'osservatorio astronomico più produttivo al mondo. È sostenuto da quindici paesi: Austria, Belgio, Brasile, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia, e Svizzera. L'ESO svolge un ambizioso programma che si concentra sulla progettazione, costruzione e gestione di potenti strumenti astronomici da terra che consentano agli astronomi di realizzare importanti scoperte scientifiche. L'ESO ha anche un ruolo di punta nel promuovere e organizzare la cooperazione nella ricerca astronomica. L'ESO gestisce tre siti osservativi unici al mondo in Cile: La Silla, Paranal e Chajnantor. Sul Paranal, l'ESO gestisce il Very Large Telescope, osservatorio astronomico d'avanguardia nella banda visibile e due telescopi per survey. VISTA, il più grande telescopio per survey al mondo, lavora nella banda infrarossa mentre il VST (VLT Survey Telescope) è il più grande telescopio progettato appositamente per produrre survey del cielo in luce visibile. L'ESO è il partner europeo di un telescopio astronomico di concetto rivoluzionario, ALMA, il più grande progetto astronomico esistente. L'ESO al momento sta progettando l'European Extremely Large Telescope o E-ELT (significa Telescopio Europeo Estremamente Grande), della classe dei 40 metri, che opera nell'ottico e infrarosso vicino e che diventerà "il più grande occhio del mondo rivolto al cielo".
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