Laura Iuorio è nata a Milano nel 1969: di lei si sa poco o nulla, tranne che da qualche tempo si dedica alla scrittura con un certo consenso, difatti ha scritto numerosi racconti che si sono contraddistinti in numerosi concorsi di letteratura fantastica. Laura Iuorio, oltre a ringraziare il padre per l'attenzione con cui ha seguito l'evoluzione del suo scritto fornendole preziosi consigli nonché gli amici, ringrazia tra l'altro Alberto Piccu dello Star Trek Italian Club per le informazioni scientifiche su computer e gravità zero che le sono state assai utili per la stesura del romanzo, soprattutto per dar corpo al sesto capitolo, Il rapporto.
Maio le voltò le spalle e si allontanò, con le mani in tasca. A pochi passi di distanza si fermò, estrasse la pistola, la puntò alla nuca della ragazzina e premette il grilletto. Non ci fu né un grido né un lamento... Maio tornò sui propri passi. Delicatamente, prese fra le dita il mento della ragazzina e lo sollevò. Gli occhi erano spalancati e senza vita, le labbra atteggiate a un'espressione di pace. Era come se, all'ultimo istante, si fosse resa conto di quanto lui stava per fare: Sol Maio è un poeta che ammazza, o meglio termina le vite dei derelitti umani e dei suoi nemici: non è un personaggio originale, la Sf è ricca di personaggi come Sol Maio, ma presto si finisce con l'apprezzarlo, perché caratterizzato da una profonda ingenuità, ingenuità che spesse volte diventa cruda spietatezza esistenziale.
Dalla postfazione di Laura Iuorio a Il sicario: [...] Forse Il sicario non avrebbe mai visto la luce se nel 1997 non avessi vinto il secondo premio al Concorso di Letteratura Fantastica Cristalli Sognanti con un racconto scritto ben cinque anni prima. Fu proprio quell'insperato successo a spingermi a tornare alla fantascienza, genere che amavo ma per il quale fino ad allora non avevo visto opportunità. Il sicario è nato infatti come racconto il 15 marzo del 1997, quando cominciai a scrivere "Giustizia Esemplare". [...] Originariamente, Sol Maio era un terrestre in viaggio d'affari su un pianeta chiamato Venara 5, caratterizzato dal fatto di avere una zona sempre in ombra e un'altra sempre illuminata. Oriane era appunto un'esotica abitatrice della notte. [...]Troppo Star Trek? Che cosa significava? E poi, anche se fosse stato cosí, che male c'era in Star Trek? Mi spiegò che non aveva capito la scelta di ambientare la storia in un mondo alieno, quando sarebbe stata molto piú credibile e coinvolgente se si fosse svolta sulla Terra. [...] Alla fine decisi di scrivere una seconda versione della storia... [...] La Terra del futuro prese il posto di Venara 5, il mondo di superficie e quello sotterraneo si sostituirono alle due zone, Oriane rimase un'esotica creatura della notte, Lenora Kelley l'addetta di una sede diplomatica. Mi accorsi, nel momento stesso in cui mi misi all'opera, che il fatto di trasportare la storia sul nostro pianeta mi apriva enormi possibilità. [...] Io ... in quel periodo seguivo con passione X-Files. Il mio malinconico e ironico killer aveva avuto fin dall'inizio il volto di David Duchovny. [...] Non ricordo se sia venuto prima il personaggio o l'"interprete" nel caso di Sol Maio, ma quello che è certo è che si fondevano perfettamente nella mia mente. Scrissi la parola "fine" al Sicario nel marzo del '98 (parallelamente, avevo sfornato un romanzo e diversi altri racconti
La trama: un carcere orbitante, una terapia rieducativa e un detenuto, innocente, forse, ne subisce gli effetti positivi così come quelli collaterali. Sol Maio è stato accusato di omicidio: finisce con il diventare un killer al soldo del miglior offerente, diventa un killer professionista: Maio, immerso in una Europa corrotta dall'inquinamento, incontra boss, criminali da strapazzo, prostitute, agenti governativi prezzolati, terroristi antitecnologici, cyborg sofferenti di crisi di identità, ma alla fine il suo cinismo sarà spazzato via dalla troppa sofferenza e dalla coscienza d'esser un killer riluttante: "Felicità. Forse era felicità quella che provava in quei giorni [...] Non avrebbe mai più potuto essere così. E in fondo era ancora meglio. Sayers non avrebbe potuto essere più diversa da Oriane. Oriane era una farfalla capricciosa, inconsistente e vuota. Sayers non si preoccupava delle apparenze e accoglieva con imbarazzo i suoi regali. Era pratica, solida, vera... Aveva pianto, odiato, amato, aveva toccato il fondo della disperazione, e poco importava che fosse successo solo nella sua mente. Erano secoli che non provava sensazioni così forti. Sorrise pensando che Sayers era ancora viva, da qualche parte. Forse ci sarebbe stata una terza... una seconda occasione. Ma anche se non l'avesse più incontrata, adesso se non altro sapeva che non tutto era perduto. Sapeva di avere una speranza. Perché lui l'aveva amata, l'aveva amata. Davvero."
Il sicario, opera prima di Laura Iuorio, soffre di una certa ingenuità di fondo: alcune situazioni sono scontate, i personaggi sono caratterizzati basandosi essenzialmente su di una cultura televisiva, ma sorge il sospetto che la giovane scrittrice abbia voluto citare fra le righe del suo romanzo la cultura televisiva di Star Trek e degli X-Files con piena consapevolezza. Il sicario è ricco di citazioni prese a prestito dalla cultura della cosiddetta MTV generation: una attenta lettura non può che evidenziarle. In definitiva, un libro che mette alla prova il lettore nel riconoscere figure mitiche della cultura televisiva, figure che sono entrate di diritto nell'immaginario collettivo di quanti amano la SF sia essa opera scritta o filmata.
Il costrutto narrativo semplice fa de Il sicario una lettura piacevole.
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