Le storie di fantascienza hanno cambiato il mondo, ma ci sono storie che hanno cambiato la fantascienza.
Sin dai suoi primi passi il nostro amato genere ha visto gli alieni protagonisti, mostri tentacolati e viscidi, guerrieri dalla pelle verde, formiche giganti, giganti con capacità telepatiche, intelligenze trasferite in corpi metallici, spietati invasori oppure amici e alleati, in qualche caso anche oggetto di amore e passione.
Ma nonostante le molteplici forme gli extraterrestri avevano in comune una cosa: i loro schemi mentali aderivano perfettamente la logica umana.
Anche se per una dolce principessa il termine ovogenesi è da prendersi alla lettera questo non le impedisce di provare per il frutto dell'unione con un rude terrestre sentimenti materni, e se un'altra dolce principessa (lo spazio era evidentemente pieno di principesse carine) rifiuta l'intelligente terrestre, inorridita dalla mancanza di ali e antenne, sarà sufficiente procurarsene di false per conquistarle il cuore.
Insomma, per molti decenni dopo l'arrivo dei tripodi marziani gli alieni, antropomorfi o meno, sono rimasti il nemico da abbattere, un aiuto per l'eroe o il suo premio finale, ma sempre umani, troppo umani.
Nel 1934 Hugo Gernaback, direttore di Wonder Stories e padre della fantascienza delle riviste "pulp" americane, ricevette il manoscritto di un autore debuttante, Stanley Weinbaum, che gli proponeva una storia decisamente fuori dagli schemi.
Un'odissea marziana narra le disavventure di Dick Jarvis, chimico dell'Ares, prima astronave ad arrivare su Marte; il razzo esplorativo dello sfortunato scienziato ha un'avaria e precipita a 800 miglia dall'astronave.
Jarvis decide di tentare la traversata a piedi, la minore gravità marziana gli permette di portare parecchie provviste e gli facilita il cammino, ma il chimico è consapevole che lo aspetta una dura traversata.
Dopo diverse ore di cammino Jarvis vede una specie di grosso uccello lottare per la vita contro una creatura che sta cercando di avvilupparlo con i tentacoli, e interviene in suo soccorso; il terrestre ha notato una borsa appesa al collo del marziano, e ha correttamente presupposto di trovarsi di fronte a una creatura intelligente.
I tentativi di comunicare con Tweel, così Jarvis chiama il nuovo amico, sono difficili, e anche il comportamento dell'alieno risulta incomprensibile, tuttavia tra i due si crea un legame che li accompagnerà in un cammino costellato da incontri e scoperte straordinarie.
Il volume ospita anche il racconto La valle dei sogni (Valley of Dreams, 1934), che completa le avventure di Jarvis su Marte; in questa storia si apprendono altri particolari su Tweet e la sua gente, si dà risposta a qualche enigma ma se ne aprono altri.
Il dittico si chiude su una nota di speranza e di fratellanza tra specie diverse ma meno lontane da quanto si possa pensare a prima vista.
La trama di Un'odissea marziana non ha niente di straordinario, ma lo stile asciutto e coinvolgente di Weinbaum e i comportamenti delle fantastiche creature incontrate da Jarvis si uniscono per creare una storia di una bellezza unica.
Sia Tweet che gli altri marziani incontrati da Jarvis nella sua anabasi ragionano in modo davvero alieno, i loro comportamenti sono incomprensibili, perfino semplici predatori come la Bestia del Sogno usano sistemi davvero particolari per attirare le prede.
Nonostante Tweet sia alieno non solo nelle forme esterne suscita un'immediata simpatia sia in Jarvis che nei lettori, un personaggio indimenticabile, tanto che Un'odissea marziana si piazzò secondo in una votazione indetta dalla SFWA per selezionare i migliori racconti di fantascienza di tutti i tempi.
Per la cronaca al primo posto si piazzò Notturno, di Isaac Asimov, dove i protagonisti (benché extraterrestri) sono quanto di meno alieno si possa immaginare.
Autore con un profondo senso della storia, capace di tratteggiare i personaggi plausibili e interi ecosistemi logici e complessi, Weinbaum passò come una meteora nella fantascienza, la sua vita si spense a soli 35 anni, lasciando una manciata di romanzi e racconti (molti pubblicati postumi) che ebbero un'influenza profonda sul genere e ai quali è legata una fama che resiste nel tempo.
Mi auguro che altre sue opere vengano ristampate, a cominciare dall'epico La fiamma nera (The black flame, 1939), lette dopo più di mezzo secolo le sue storie conservano una carica di novità e attualità incredibile, Weinbaum è un autore che merita di essere conosciuto anche dalle nuove leve della fantascienza.
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