Dal 22 settembre troviamo in libreria un saggio dal titolo molto indicativo L’arte di ricordare tutto (Moonwalking with Einstein, 2011) del giornalista Joshua Foer. Si tratta di un viaggio nella terra sconosciuta della memoria umana, nel tentativo di spiegare in modo intelligente e divertente i misteri del cervello.
Un tempo la memoria era il fondamento della nostra cultura, ma da quando, trentamila anni fa, gli uomini hanno iniziato a dipingere i loro ricordi sulle pareti delle grotte, a poco a poco abbiamo soppiantato la memoria naturale con un’ampia sovrastruttura di supporti mnemonici esterni, un processo che negli ultimi anni ha subito un’accelerazione esponenziale. Immaginate di svegliarvi domani mattina e di scoprire che tutto l’inchiostro del mondo è diventato invisibile e che tutti i byte sono stati cancellati. Il nostro mondo crollerebbe immediatamente. Letteratura, musica, legge, politica, scienze, matematica: la nostra cultura è un edificio costruito su memorie esterne.
Una diceria, ormai diffusissima, afferma che noi usiamo solo il 10% del nostro cervello, la scienza moderna contesta totalmente questa affermazione, anche perché da un punto di vista evolutivo è molto improbabile che gli esseri umani abbiano sviluppato un organo complicatissimo come il cervello per usarne solo un decimo. La natura difficilmente spreca. Le tecniche di neuroimaging mostrano che anche quando dormiamo non ci sono aree del cervello completamente "spente". È vero altresì che l’uomo moderno usa pochissimo la memoria, affidandosi quasi totalmente a supporti esterni. Joshua Foer con questo saggio insegna che tutti, volendo, possono sviluppare una memoria prodigiosa. Perché non provare?
L’autore. Joshua Foer è il fratello minore dell'editor Franklin Foer e del romanziere Jonathan Safran Foer. È nato a Washington e si è laureato al Silliman College, Yale University, nel 2004. È segretario della Società Adianasius Kircher, un gruppo creato per perpetuare lo spirito e gli insegnamenti del filosofo tedesco. È anche il cofondatore di Atlas Obscura, un compendio online di "curiosità, meraviglie e esoterismo nel mondo".
La quarta di copertina. Quaranta giorni. È il tempo che ciascuno di noi spreca in media ogni anno per rimediare a ciò che dimentica: per andare a recuperare il cellulare lasciato chissà dove, per cercare le chiavi di casa o per rintracciare informazioni importanti. Joshua Foer rientrava a pieno titolo in questa media, ma dopo un anno di allenamento si è ritrovato alla finale del Campionato statunitense della memoria. Dunque la memoria si può davvero migliorare, chiunque può riuscire a imparare 1528 numeri a caso in un’ora e ricordarseli tutti, come il pluricampione del mondo Ben Pridmore.
Ripercorrendo la storia della mnemotecnica dall’antica Grecia ai giorni nostri e illustrando metodi concreti grazie ai quali possiamo tenere a mente le informazioni che ci interessano, Joshua Foer ci dimostra che «in ognuno di noi si nasconde un piccolo Rain Man». Che la memoria è un dono che tutti possediamo ma di cui spessissimo ignoriamo le potenzialità. «Che cosa ha significato per l’individuo e per la società» si chiede Foer «il passaggio da una cultura fondata sulla memoria interna a una cultura basata sulle memorie immagazzinate al di fuori del cervello? Tutto questo per noi è stato senz’altro un guadagno, ma con che cosa l’abbiamo barattato? Come affrontiamo il fatto di aver perso la memoria?» A queste e a molte altre domande cerca di rispondere il saggio di Joshua Foer, che ha suscitato un grande interesse nella stampa e nel pubblico degli Stati Uniti.
Joshua Foer, L’arte di ricordare tutto (Moonwalking with Einstein, 2011)
Traduzione Elisabetta Valdrè, Longanesi, collana Il Cammeo 542, pagg. 333, euro 19,90
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