Lo scrittore piacentino descrive in modo sublime la tormentata psicologia del protagonista, deciso a rompere l’incantesimo in cui si ritrova, ma di volta in volta succube dei propri istinti sessuali.

L’infanzia del mostro è una storia lieve, ironica, in cui un alieno con le sembianze per l’appunto di un mostro è abbandonato sulla Terra dalla propria madre, che fugge con un nuovo amante. Il povero alieno è così costretto a terrorizzare le giovani ragazze terrestri, fino a quando non ne incontrerà una che si rivelerà essere più mostruosa di lui.

Due storie di fantasmi, che si possono definire classiche e che si rifanno esplicitamente a uno scrittore come Ray Bradbury, sono Vento dal mare e Buona notte, dolce notte. Nella prima storia, una anziana coppia si rifugia nella casa delle vacanze, dopo un recente lutto e un grave incidente subito dal protagonista maschile. Nella casa, però, la donna è terrorizzata dalla presenza dei fantasmi dei genitori di suo marito. Il finale, che qui non riveliamo, è spiazzante e inquietante allo stesso tempo. Anche per questo racconto, la forza risiede tutta nella descrizione della psicologia dei personaggi, nell’atmosfera che l’autore dona al lettore, e non tanto nella trama o nel pur interessante climax finale. Vale la pena rilevare che questo racconto sarà incluso da Giuseppe Lippi nell'antologia Racconti fantastici del 900 (Mondadori, 2009), dove appaiono storie dei più importanti autori a livello internazionale, da Lovecraft a Borges, passando per Italo Calvino.

Un racconto d'atmosfera è anche Buona notte, dolce notte, dove una bambina, rimasta casualmente sola in casa, decide di scoprire cosa c’è in soffitta, una stanza resa sempre inaccessibile dai genitori. Scoprirà così che, accanto a vecchi giochi e cianfrusaglie varie, c’è anche il fantasma di un assassino, che troverà il modo di vendicarsi del suo carnefice: il giudice che l’ha condannato a morte, e padre della bambina.

Oltre alla riproposta del già citato La luce, l'antologia si chiude con il racconto Non ho bocca e

voglio bere, scritto a quattro mani con Giuseppe Lippi, e soprattutto con il romanzo breve Volo simulato. In quest'ultimo, Curtoni riversa tutta la sua delusione per ciò che il '68 ha promesso e non mantenuto, di come quella generazione di giovani, cui lo stesso Curtoni è appartenuto, sia partita con il criticare il potere costituito e sia finita, anni dopo, a far parte di quel potere. Di come la società che doveva cambiare in meglio, sia cambiata in peggio e siano stati quasi definitivamente sepolti i valori e le premesse che quella stagione sociale e politica aveva lasciato intravedere.

La stria ha per protagonista un giovane americano, di nome Gary Master, che si distingue dai suoi coetanei per il fatto di essere un marxista, in una nazione che ha fatto della lotta al comunismo una legge non scritta. Finita l'università, Gary comincia a lavorare in una libreria, ma saputo del suo dono particolare, la telepatia, è reclutato dai servizi segreti che lo rendono partecipe di un progetto: inviare su Marte una nuova spedizione, dopo che la prima è fallita. Il compito di Gary è di controllare con il suo potere i dodici astronauti della missione. In realtà, tutta la missione e la spedizione su Marte sono solo uno scenario di cartapesta e il protagonista scopre che è lui l'oggetto di un esperimento, teso a creare una razza di nuovi uomini come lui.