L’epilogo di questo suo ritorno alla fantascienza in modo attivo è rappresentato dall’uscita di due nuove antologie, le già citate Retrofuturo (Shake Edizioni, 1999) e Ciao futuro (Urania 1406, Mondadori, 2001). Infine, nel 2003, La Delos Books propone a Curtoni di curare una nuova versione di Robot, aggiornata nei contenuti e con la partecipazione di collaboratori del calibro di Valerio Evangelisti, Giuseppe Lippi, Ugo Malaguti, Giovanni Mongini, Remo Guerrini, Vittorio Catani e altri. Negli ultimi anni ha iniziato anche un'attività di editorialista sul quotidiano piacentino Libertà.
Questo sintetico quadro della carriera dell’autore di Dove stiamo volando rende solo in parte l’idea del fondamentale impatto che lo scrittore ha avuto sulla science fiction nostrana, contribuendo a renderla – soprattutto come curatore di Robot e delle collane di Galassia e come critico – un genere maturo, grazie alla pubblicazione di scrittori americani e inglesi all'avanguardia, senza dimenticare che come scrittore s'impone all'attenzione dei lettori e dei critici grazie soprattutto alla sua narrativa breve.
Curtoni, infatti, si affaccia sulla scena letteraria nel 1966, pubblicando a soli diciassette anni il suo primo racconto. Si tratta di Danzate, morituri!, apparso su Oltre il Cielo n. 145. La rivista ideata da Armando Silvestri (scrittore e editore) e da Cesare Falessi (giornalista, scrittore e curatore della rivista) è in quel momento l’unico spazio letterario che offre ai propri lettori narrativa italiana senza costringere gli scrittori a usare uno pseudonimo straniero, pratica in uso nella maggior parte delle pubblicazioni dell’epoca. La selezione dei racconti, in quegli anni, è curata sa Gianfranco de Turris che con Curtoni e Gianni Montanari realizzerà tre antologie di fantascienza italiana che segneranno l’inizio degli anni Settanta. Oltre il Cielo è stata non solo un felice approdo per alcuni dei pionieri della science fiction italiana, ma anche una fucina di nuovi talenti, tra cui molti autori della cosiddetta seconda generazione della fantascienza italiana, cui appartiene anche lo scrittore piacentino.
L'inizio del percorso letterario di Curtoni è segnato dall’incontro con la New Wave britannica, il movimento letterario che sradicherà la science fiction dai canoni classici per traghettarla verso un approccio più umanistico. Alfiere del movimento è James Graham Ballard, autore di un manifesto letterario in cui conia il concetto di inner space (spazio interno), in contrapposizione allo spazio esterno delle avventure spaziali dei decenni precedenti, dichiarando che il vero alieno è l’uomo e invitando colleghi e lettori a scrivere e pretendere una fantascienza che ponga come centrale non più la frontiera dell’universo, ma quella dell’inconscio.
Affascinato da questa teorizzazione della fantascienza, il giovane Curtoni scriverà una serie di racconti chiaramente influenzati dallo scrittore inglese, su cui spiccano in particolare Due donne in riva al lago e L'esplosione del Minotauro. Il primo racconto, apparso nel 1969 su Oltre il Cielo 153, nasce da un’idea di Ballard e da uno scambio epistolare tra lo scrittore inglese e Curtoni. Nel manifesto letterario, Ballard lancia una sfida: scrivere un racconto in cui si narra del rapporto tra un uomo e una ruota di bicicletta. Il racconto dello scrittore italiano è una narrazione d’atmosfera: in riva ad un lago, l’uomo osserva due donne, un ponte in costruzione, un cartello pubblicitario con raffigurato un angelo e una ruota mezza insabbiata che si fondono in un carosello, in cui realtà e immaginazione danzano nella psiche del protagonista. Con un linguaggio sperimentale e a tratti tortuoso, i vari piani della realtà e della fantasia si confondono, regalando emozioni viscerali.
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