Quella di Curtoni, però, non vuole essere una lezione morale, valida per tutti, semplicemente il suo pensiero che possiamo “leggere” in questo passo del racconto:

 

“In quest’epoca di immagini globali pronte a tutto, disposte a tutto. Ad esempio, a simulare frizioni erotiche di pelle contro pelle, e petto contro petto, kai ta alla. Odori compresi. Suoni compresi.

Ma no, la vecchia masturbazione solitaria è sempre meglio. Se non altro, c’è il piacere irriverente di spargere il seme, e guardarlo mentre scende a fecondare l’acqua, la carta igienica, il ribollire schiumoso di uno dei tuoi filtri asettici che si interpongono tra me e le cloache esterne. Voglio dire, in concreto: nemmeno la mia merda può raggiungere impunita le fogne della città? Nemmeno il piscio? Nemmeno ogni altro, eventuale liquido che possa trasudare dal mio corpo?

Spegni lo schermo, per favore, e ricomincia a toccare dal vivo le cose. Ti parrà strano, ma la realtà è quello che è, e non chiede giustificazioni, o interpretazioni, o letture trasversali. Si quantifica da se stessa.

Come le mie operazioni onanistiche.”

 

I fiori all'occhiello dell'antologia sono comunque i due racconti Procedura empatica e Bianco su nero.

Il protagonista del primo racconto è un operatore empatico, ossia un uomo che attraverso un macchinario, il cerebrotaduttore, e due medicinali, l'Empatin e il Rifluen, agisce sulle menti dei carcerati e, dopo una lunga procedura, ne estrae a forza la violenza. Di fatto, sterilizza il criminale che può così essere restituito alla società. Il futuro, neanche troppo lontano, disegnato dallo scrittore piacentino è angosciante e angoscioso: la società ha trovato la panacea contro la violenza e la criminalità, poco importa se le persone sottoposte al trattamento diventano completamente diverse da ciò che erano prima. La convenienza per la società è sia di tipo sociale, con i criminali in qualche modo recuperati, sia economica, con le carceri molto meno affollate. Il prezzo da pagare, però, alla fine può essere molto alto, perché la procedura potrebbe essere applicata non solo agli assassini, ma anche a coloro che commettono piccoli reati.

Come per molti racconti di Curtoni, Procedura empatica è scritto in prima persona, con il protagonista che racconta il suo lavoro. Questa tecnica narrativa aiuta il lettore a entrare direttamente in sintonia con la storia e con il protagonista. Tuttavia, se non ben usata, può anche rendere il racconto inefficace e illeggibile. In questo Curtoni è bravissimo e la sua poetica - che è quella di offrire al lettore le emozioni, i pensieri, gli stati d'animo dei personaggi che crea - si sposa bene con lo scrivere in prima persona, poiché riesce, non solo, a rendere credibili i personaggi, ma a tratteggiarli magnificamente, permettendo anche al lettore una sorta d’immediata immedesimazione.

Il racconto è esplicitamente una metafora della malattia, del dolore, dell'invasione nel proprio corpo e mente di "corpi e pensieri estranei". Il racconto è, in tal senso, autobiografico, perché com’è noto lo scrittore di Procedura empatica è stato colpito da un tumore all'intestino e dalle relative conseguenze: operazioni chirurgiche e chemioterapie.

La prosa dello scrittore è magistrale: frasi brevi, ritmate, che danno peso all'angoscia espressa con le riflessioni, sul chi è che cosa fa nella vita, del protagonista.

Molte di queste caratteristiche le ritroviamo in Bianco su nero, il racconto che chiude l'antologia.