Una storia vintage costellata di riferimenti ad oggetti e situazioni che delimitano culturalmente e cronologicamente il film, offrendo diverse suggestioni: del resto questo è anche il perché porta il nome di un formato di pellicola cui è legato non solo una tecnica di ripresa, ma un intero modo di vita, con negozi di sviluppo e stampa, ad esempio, ma anche con un intero immaginario da esplorare, capace di riportare alla nostra memoria le radici del nostro presente.Tutto questo, ovviamente, anche con qualche piccolo presunto ‘passo falso’ con una dose, forse, eccessiva di buonismo che prende piede soprattutto nella seconda parte della pellicola. Una scelta che, in fin dei conti, non disturba troppo, perché sembra più dettata dalla nostalgia nei confronti del tempo perduto che da un approccio di natura ‘sociale’. E anche qui il legame con il cinema di Steven Spielberg è più forte che mai.
Lanterna Verde è, invece, un altro film sui supereroi di cui non sentivamo il bisogno. E non perché la pellicola non meriti tutta la nostra attenzione come spettatori e come amanti dei fumetti, bensì perché il tono complessivo di questo film ha qualcosa di profondamente irritante e, in verità, anche un poco noioso.
L’effettistica visiva necessaria al veterano Martin Campbell per ricreare l’universo in cui si muove Lanterna Verde, sembra far perdere di vista alla produzione il desiderio di creare una storia in grado, davvero, di conquistare l’attenzione del pubblico. Ryan Reynolds, infatti, pur donando carisma e simpatia al personaggio principale non ha in mano una sceneggiatura davvero in grado di raccontare qualcosa.
Tutto inizia all’indomani di una crisi cosmica dove un ex potentissimo immortale divorato dalla paura e dal male viene liberato inavvertitamente, uno dei più potenti rappresentanti delle ‘lanterne verdi’ i protettori dell’Universo selezionati uno per ciascuna delle miliardi di razze presenti nello spazio, finisce sulla Terra dove trova un improbabile candidato a sostituirlo. Per quanto volenteroso, infatti, Hal Jordan è anche una testa calda, incapace di affrontare le responsabilità e talora dominato dalla paura enfatizzata dal ricordo della morte del padre durante un collaudo.
Ingredienti conosciuti che portano ad una storia tanto prevedibile quanto, in un certo senso, perfino ‘rassicurante’ dove Hal grazie alla ragazza del suo cuore interpretata dall’affascinante Blake Lively, troverà la forza e il coraggio per un’azione spettacolare nei confronti dell’invasore alieno in grado di distruggere la Terra e uccidere tutti i suoi abitanti, nonostante tutto e tutti siano e in un certo senso perfino ‘scommettano’ contro di lui.
Realizzato in un 3D ininfluente all’apprezzamento del film, Lanterna Verde non è Batman e nemmeno Superman. E si vede: con un’introspezione psicologica ridotta al minimo, la storia di Hal Jordan si dipana dinanzi ai nostri occhi nella maniera più lineare possibile. Ambientato, in mondi differenti e nello spazio, il film propone la giusta dose di azione e humour di qualsiasi blockbuster estivo si rispetti. Lanterna Verde è un supereroe semplice e diretto, il cui intero (o quasi….) mondo è stato ricreato al computer in un crescendo di effetti speciali puntellati da qualche minima emozione.
Emotivamente il pubblico è sempre ‘fuori’ da una storia tutt’altro che trascinante dove troppa carne al fuoco non consente di esplorare degnamente nessun elemento e sub plot narrativo particolare. Tutto è affidato a Reynolds, al suo carisma e al suo atteggiamento guascone e irriverente, al punto da far capire bene alle lanterne verdi (e anche agli spettatori…) perché nessun essere umano era mai stato scelto prima per questo grande onore intergalattico. Alcuni bei momenti vengono lasciati un po’ a loro stessi, e il film scorre placido e rumoroso fino ad un finale prevedibile, ma anche – in un certo senso – ‘giusto’, perché punta, comunque, ad una certa originalità.
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