Quando Carmine Treanni mi ha proposto di curare un’antologia che ripresentasse alcuni racconti di autori italiani “storici”, scritti ai primordi della fantascienza di casa nostra, ho accettato con grande piacere. E ho subito pensato a una raccolta di storie che fossero anzitutto leggibili tuttora, ma anche dotate d’una loro originalità, tematica o formale, rispetto alla science fiction statunitense ad esse contemporanea. Insomma, nei limiti del possibile, non scopiazzature più o meno palesi dei maestri Asimov o Heinlein.
Il progetto ha preso pertanto una via meno facile. Anche perché in situazioni del genere occorre anzitutto la disponibilità dei testi, poi occorre – ovviamente – averli letti a suo tempo, ma anche ricordarli – è trascorso mezzo secolo – e, dopo averli riletti, scegliere quelli tuttora proponibili.
Il “ripescaggio” di racconti italiani non meritevoli di oblio è un mio pallino che ho trovato modo di coltivare fin da metà anni Ottanta, quando sulla fanzine barese THX 1138 avviai una rubrica intitolata provocatoriamente “I classici della fantascienza italiana”. La fanzine – che vinse due Premi Italia – durò 5 numeri e su tre di essi apparvero “vecchie” storie di Maurizio Viano, Lino Aldani, Renato Pestriniero. Un decennio dopo, Sosio mi propose di avviare una mia collaborazione con Delos, curando una rubrica dello stesso tenore. In totale, su Delos, nelle pagine di “Quando le radici” apparvero fino al 2004 circa sessanta racconti di altrettanti nostri autori della prima ora. Nel 2003 rinacque la rivista cartacea Robot, e vi fu varata un’altra mia analoga rubrica: “Retrofuturo”, che conta a oggi una ventina di titoli di altrettanti scrittori.
Ovviamente, per l’antologia che qui si presenta, ho dovuto evitare la riproposizione di titoli da me già ripubblicati in precedenza. Temevo che questo ulteriore “paletto” complicasse ulteriormente le mie scelte, in quanto impossibilitato a scegliere opere tra le migliori, ma devo dire che questa condizione non è stata affatto un ostacolo. La spiegazione è semplice: esiste ancora una marea di racconti quanto meno leggibili, talora decisamente buoni, talaltra ottimi, ma completamente dimenticati, di scrittori italiani anch’essi spesso dimenticati.
Data la destinazione – letture online – questa antologia comprende un numero limitato di storie. Esse spaziano dal 1958 al 1978. Ovviamente le ho lasciate intatte, e pertanto il lettore terrà ovviamente presente, durante la lettura, che siamo a una narrativa di mezzo secolo fa: uno scenario può apparire oggi poco probabile; un momento può risultare datato. Per contro, possono meravigliarci l’attualità di alcuni temi (si veda per tutti il racconto di Aldani), l’originalità di alcune trovate, la padronanza della scrittura, o del linguaggio, non certo da principianti e talora notevolmente elaborato. Con Lino Aldani (Tecnocrazia integrale, 1961) sono presenti: Renato Pestriniero (Lungo le vie dello spazio, 1958); Ugo Malaguti (Sonno di millenni, 1960); Vittorio Curtoni (La vita considerata come una interferenza tra nascita e morte, 1972); Riccardo Leveghi (Storia di Agnes, 1978, per gentile concessione di Gianfranco de Turris); Gabriella Scialdone (Prima che venga il caldo, 1972); Giuseppe Pederiali (Cronaca dal neolitico, 1978); e infine il sottoscritto (tengo a precisare che il mio racconto appare per cortese insistenza di Carmine Treanni, che ha anche voluto sceglierlo di persona). Ciascun titolo è preceduto da poche mie righe introduttive.
Ai volenterosi lettori auguro una buona lettura, sperando che trovino un interesse, anche storico, nei testi qui proposti. Invitandoli peraltro a considerare se da queste “radici”, in mezzo secolo, un’editoria e un pubblico più attenti non avrebbero potuto ricavare qualcosa di definitivamente valido e condiviso, com’è avvenuto senza alcun trauma e anzi con successo in altri normalissimi luoghi (Francia, Germania, Spagna, Paesi sudamericani, nazioni dell’Est europeo, eccetera) Testi, questi qui riuniti, che sono una parte minima anzi infinitesimale dell’enorme magma tuttora sconosciuto, talora misconosciuto, che è stata – a volte lo è ancora – la fantascienza italiana.
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